di Valerio Piccioni (fonte Gazzetta dello sport)
C'è qualcosa che lega queste nomination al femminile. Un percorso. Una storia di muri da scavalcare. Strade, pedane, specchi d’acqua, neve, i palcoscenici sono diversi, eppure queste donne hanno in comune una grande capacità di sterzare con coraggio alla ricerca della direzione giusta.
Conoscendo le loro storie viene da ridere ripensando a un’espressione che qualcuno, sempre meno, continua a usare: altro che sesso debole! Come fai a parlare di sesso debole quando Vanessa Ferrari, dopo mille infortuni e un frustrante abbonamento ai quarti posti olimpici, si presenta a Tokyo e conquista un argento al corpo libero che davvero vale oro per tutta la sofferenza che c’è dietro? E che ne dite di Antonella Palmisano? Ma sì, la nostra marciatrice d’oro di Sapporo. Certo tutti l’abbiamo vista in tv, quell’assolo fantastico, il tenere in pugno la gara, il sentire che quello sarà il suo giorno. Però prima c’era stato altro: un momento in cui, a poche settimane dai Giochi, un problema fisico s’è messo di traverso proprio nella fase cruciale della preparazione. Forse Antonella ha pensato: no, basta, non ce la faccio. Solo per un attimo, però: perché una campionessa è tale per il suo modo di "incassare" le difficoltà e ripartire.REMI E LAUREE
—Anche l’Italia di Tokyo ha saputo reagire come Antonella. C’è stato un momento non diciamo di buio, ma in qualche modo di frustrazione. Pim pum pam, l’Olimpiade era partita e subito avevamo vinto l’oro con Vito Dell’Aquila nel taekwondo. Dopo, però, tanti podi, ma senza acuti. Mentre cominciava qualche riflessione del tipo "tutto bene però l’oro...", ecco l’impresa che non ti aspetti: Federica Cesarini e Valentina Rodini vincono nel doppio pesi leggeri del canottaggio. La prima è cresciuta col pattinaggio sul ghiaccio prima di salire in barca, la seconda ha alle spalle equitazione e karate. Sono tutte e due laureate, Federica in Scienze Politiche, Valentina in Economia. Entrambe stanno continuando gli studi. Ieri la Cesarini è stata festeggiata con altri studenti-atleti alla Luiss, l’ateneo che da tempo ha lanciato un progetto per la dual career degli atleti di cui la campionessa olimpica è uno dei simboli.
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—Marta Bassino ed Elisa Balsamo vengono invece dalla stessa provincia: Cuneo. E hanno in comune una carta di identità sportivamente eclettica. Marta, per esempio, non sopporta il freddo, ama mare e caldo. Eppure è al freddo che è diventata campionessa del mondo di slalom parallelo e ha vinto l’ultima coppa del mondo di gigante. La sua ascesa è frutto di una strada già lunga, la stessa strada su cui Elisa Balsamo è diventata campionessa del mondo. Come pistard si prende due medaglie, ma quella d’oro la conquista su strada battendo un mostro sacro come l’olandese Marianne Vos. Neanche il tempo di metabolizzare il ritorno da Tokyo senza medaglie e subito una campagna prodigiosa. Perché "noi donne - ci ha detto ieri Federica Cesarini - quando cominciamo una cosa la portiamo fino in fondo".