Si è finalmente conclusa l’opera di restauro sulla celebre Pietà Bandini di Michelangelo, uno degli ultimi lavori dell’artista rimasto incompiuto. L’intervento conservativo ha portato a galla diverse sorprese, tra cui il motivo per cui lo scultore decise di abbandonare uno dei suoi capolavori.
Concluso il restauro della Pietà Bandini
La Pietà Bandini è una delle tre opere di Michelangelo raffiguranti il tema biblico della morte di Gesù, con il corpo ormai senza vita del Redentore stretto tra le braccia di sua madre Maria. Secondo i numerosi studi compiuti sulla scultura e sulla vita del suo autore, questa versione sarebbe databile tra il 1547 e il 1555. Si tratta di uno degli ultimi lavori del Buonarroti, lasciato incompiuto e conservato da tempo presso il Museo dell’Opera del Duomo a Firenze. Nel 2019 ha avuto inizio un importante lavoro di restauro sulla Pietà Bandini, che si è protratto sino a poco fa anche a causa delle continue interruzioni dovute al Covid. L’intervento, ora conclusosi, ha permesso di liberare la scultura marmorea dai depositi superficiali che ne impedivano una completa e approfondita lettura, in tutte le sue sfumature di complessità.
Pietà Bandini, perché Michelangelo la abbandonò
Dai lavori sono emerse diverse novità. Prima tra tutte, il motivo per cui Michelangelo decise di lasciare l’opera incompiuta: come da tempo ipotizzato, è stata confermata la presenza di numerose microfratture nel marmo, in particolare di una sulla base che potrebbe aver spinto l’artista ad abbandonare il suo capolavoro. Il blocco di marmo difettoso su cui la statua venne realizzata non è inoltre di provenienza carrarese, come da sempre ritenuto. Il restauro ha infatti individuato la sua origine nelle cave medicee di Seravezza. Infine, un’attenta analisi dell’opera ha finalmente smentito la leggenda secondo cui Michelangelo, ormai anziano e scontento del risultato del suo lavoro, decise in un momento di sconforto di prenderlo a martellate. Non ve ne sono infatti segni, a meno che questi non siano già stati cancellati negli anni immediatamente successivi la realizzazione della scultura, ad opera dell’artista Tiberio Calcagni che la prese in consegna dopo la morte del Buonarroti.