Una lettera testamento datata 21 settembre 1821 e riconosciuta autentica, scritta da Antonio Basciana (aiutante da campo di Gioacchino Murat, re di Napoli e generale di Napoleone) ha rivelato che a Modigliana, piccolo borgo in passato appartenuto al Granducato di Toscana e ora in provincia di Forlì-Cesena, potrebbe esserci un tesoro mai scoperto. La missiva era indirizzata e arrivò per posta a Carlo Liverani, imprenditore di Modigliana. Adesso, dopo 200 anni, è finita nelle mani di Alessandro Liverani, 55enne, suo discendente.
L’incredibile storia del tesoro nascosto a Modigliana
Come riporta ‘Quotidiano.net’, nella lettera, Antonio Basciana ha confidato che, dopo la battaglia di Tolentino (avvenuta nel maggio 1815), Gioacchino Murat, in fuga dagli astro-ungarici, gli consegnò un terzo del suo tesoro affinché lo custodisse nascondendolo. L’aiutante di campo ha poi scritto al modiglianese Carlo Liverani di essere fuggito verso la Toscana e di aver occultato i preziosi “in quella vostra vicinanza”, cioè nei pressi di Modigliana, sulle colline tra Forlì e Faenza. Non è tutto: Basciana ha rivela anche: “E dopo di aver ciò fatto, mi notai appuntino tutti li precisi segni…”. Ma di che tesoro parliamo? “2 libbre circa di perle orientali e brillanti sciolti richiusi dentro 10 scatole d’oro, 7 anelli di grossi brillanti, altri 16 anelli tra rubini, smeraldi e topazi contornati da brillanti, 6 rarissime ripetizioni d’oro, 2 dozzine di posate d’oro, circa 8mila monete d’oro grosse di diversa specie”. Quando ad Antonio Basciana fu diagnosticata l’imminente morte, ormai 200 anni fa, confessò a un religioso di aver sotterrato un tesoro. Fu proprio il sacerdote, tale don Gaudenzio Generosoli, a suggerire di nominare erede speciale una persona da lui ben conosciuta, cioè Carlo Liverani, vincolato a rispettare le volontà espresse nella missiva.
Una parte del tesoro di Gioacchino Murat è stata trovata nel 2014 nel castello di Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia, in Calabria, durante i lavori di messa in sicurezza dell’edificio. In quell’occasione nella cella di Murat fu scoperta una botola che nascondeva da secoli i preziosi. Un terzo del totale, però, come rivelato da Basciana nella lettera, sarebbe stato sepolto in Romagna. Il nascondiglio è stato dettagliatamente indicato solo in una seconda lettera, indirizzata sempre a Carlo Liverani, ma consegnata al padre confessore. Avrebbe dovuto farla recapitare attraverso un suo parente cavaliere che viveva a Roma, ma non giunse mai a destinazione, anche perché non si sa se Carlo Liverani abbia mai risposto alla prima missiva.