Hydrogen è uno dei principali marchi italiani di abbigliamento sportivo di lusso. Fondata nel 2003, si distingue per un'idea innovativa, il co-branding, per mixare fashion e marchi del calibro di Fiat, MV Agusta, Lotus, Wally Maxy Yacht, Automobili Lamborghini, Alfa Romeo, Perfetti Group, Duvetica e jPlu. È la prima azienda italiana che produce abbigliamento sportivo di lusso con numerose limited edizioni di capi da collezione, tutti rigorosamente Made in Italy. A raccontare a TgcomLab com'è nata e come vuole crescere Hydrogen è Alberto Bresci, suo fondatore e direttore creativo.
Come è arrivato a ricoprire l'incarico attuale?
Passione e ambizione, unite a un’innata curiosità e alla voglia di conoscere il mondo. Da adolescente mi sono trasferito a Miami per studiare presso una famosa Accademia di Tennis, stavo iniziando un percorso ad avviamento professionale come tennista. Poi un grave infortunio al ginocchio mi ha messo di fronte alla all’amara realtà che non avrei potuto realizzare il mio sogno di diventare un tennista. Allora mi sono trasferito a Londra, qui, tra incontri stimolanti e impegno negli studi, la mia vita ha preso pieghe inaspettate. Arrivato nella City, ho frequentato l’Università, la EBS European Business School di Londra, dove mi sono laureato in marketing internazionale con una tesi sulle sponsorizzazioni in Formula 1, che mi è valsa un contratto di lavoro per una società di Bernie Ecclestone. La passione per lo sport e per i motori mi hanno sempre ispirato profondamente nella definizione di quella che è diventata la “filosofia” e la brand-identity di Hydrogen per cui ricopro dal 2003 il ruolo di founder e direttore creativo.
Qual è l'elemento di forza della sua azienda?
Penso che l’azienda si sia imposta a livello internazionale come icona del Luxury Sportswear - per le sue collezioni esclusive, anticonformiste - distinguendosi per un’idea assolutamente innovativa: il co-branding, per fondere abbigliamento e marchi d'eccellenza. È la prima azienda in Italia a produrre uno sportswear di lusso, con numerose limited edition di capi da collezione, tutti rigorosamente Made in Italy. Altro punto di forza è stato specializzarmi nello Sportswear tecnico con un forte accento fashion: la nostra linea tennis è la più costosa al mondo proprio perché il prodotto ha un know-how che non ha eguali e ha letteralmente ribaltato le “regole” della dress etiquette tennistica. Il design è inconfondibile: prima dell’avvento di Hydrogen Tennis, l’abbigliamento del tennista era tradizionale, anche un po’ banale. Noi abbiamo fatto scendere in campo tennisti con divise camouflage, tattoo fulmini, stelle, graffiti. Devo dire, con un po’ di orgoglio, che la mia visione anticonformista ha poi portato anche altri storici brand a seguire la nostra linea di moda.
Quale consiglio dà a chi vuole intraprendere una carriera nel suo settore?
Consiglio di divertirsi a mischiare le carte, a stupire con contaminazioni, proponendo il proprio “stile”. Quando mi dicono “non l’ha mai fatto nessuno, il prodotto non funzionerà” io rispondo “appunto, facciamolo noi per primi!”. Mi prendo la responsabilità proprio perché voglio divertirmi nel trovare “nuove soluzioni” e interpretazioni a qualcosa che è super classico. Proprio come ho fatto per la nuova linea “Hydrogen Future Lab”.
Come è stato toccato il suo settore dall’emergenza covid?
La situazione di emergenza ha sensibilizzato l’opinione pubblica e tutti gli imprenditori del mio ambito sul fatto di rivalorizzare la nostra italianità, il nostro Made in Italy. Come accennavo prima, già da un paio d'anni sono partito con “Hydrogen Future Lab”, un progetto pensato e realizzato interamente in Italia: reinventare il completo classico maschile in modalità tecnologica, con tessuti tecnici stretch in 3D ed ecosostenibili trova oggi una grande attualità. Tutti temi di cui abbiamo spesso sentito parlare durante il Covid. Come creare una linea completamente Made in Italy con tessuti tecnici, sportivi e pure ecosostenibile? Come sempre all'inizio mi hanno dato del "pazzo". Non saremo concorrenziali col price point , mi dicevano, invece io ero convinto che bastasse dare al consumatore finale un'offerta per cui "valesse la pena" qualche cosa di diverso, moderno, ma fatto come si faceva una volta. Penso che questa mia intuizione fosse giusta perché in questo momento storico ci troviamo tutti a parlare di Made in Italy, ecosostenibilità e rispetto per l'ambiente.
Come si tiene aggiornato?
Vi darò una risposta inaspettata e anche qui controcorrente: cerco di guardare meno possibile le riviste di moda e i trend. Non mi è mai piaciuto omologarmi e non voglio essere influenzato dalle “tendenze”. Prendo ispirazione dai viaggi che faccio, le persone che incontro per strada, dal mondo dell’arte contemporanea, la musica e da giovani artisti,
Quanti anni ha e come trascorre il suo tempo libero?
Ho 44 anni e il mio tempo libero lo trascorro con i miei due bambini. Dedico loro più tempo possibile. E poi mi alleno, pratico sport differenti con un occhio di riguardo al tennis, mia grande passione. Ultimamente mi sto cimentando nel Padel che trovo molto divertente.
Ci racconta un aneddoto che le è rimasto impresso?
La mia avventura imprenditoriale comincia “un po’ per caso”, grazie all’amicizia nata con Lapo Elkann e a un suo regalo molto speciale: una vecchia camicia in jeans un po' lisa appartenuta all’avvocato Giovanni Agnelli, celebre nonno di Lapo. Da qui, la scintilla: l’idea di creare una casa di abbigliamento. Io decisi di riprodurla con un tessuto invecchiato ad arte, rotta e rovinata negli stessi punti dell’originale, con il polsino decorato, invece che dalle iniziali, da un tricolore ricamato, omaggio alla qualità del Made in Italy. Con la "camicia Avvocato", primo capo by Hydrogen, volevo lanciare un messaggio a chi ama la moda o se ne interessa in qualche modo: è sempre il dettaglio a fare la differenza, e l’eleganza può esprimersi anche attraverso un look casual, divertente o spiazzante, ma capace di definire sempre uno stile, una personalità carismatica.