di Valerio Barbari (fonte Gazzetta dello Sport)
La fascite plantare, spiega Valerio Barbari di FisioScience è una condizione dolorosa a carico del piede estremamente comune e può colpire chiunque indipendentemente dal sesso e dall’età. Seppur sia probabilmente più comune nella popolazione sportiva o nei soggetti che, per diverse ragioni, inducono stress meccanici e ripetitivi a livello del piede, è bene sapere che anche i soggetti sedentari o sportivi amatoriali potrebbero soffrirne. Lo scopo di questo articolo sarà quello di comprendere al meglio come riconoscere una fascite plantare e scoprire quali sono le strategie più efficaci per risolvere il dolore.
PIEDE E FASCIA PLANTARE —La fascia plantare è una complessa struttura composta da tessuto connettivo fibroso che si trova al di sotto del piede ed è compresa tra il calcagno e la base delle dita del piede stesso. La sua funzione, oltre a quella di proteggere il piede, è quella di garantire una buona trasmissione di forze dal tallone alle dita durante la deambulazione o durante la corsa per garantire un’efficiente propulsione del piede. Ne consegue logicamente che, quando i carichi meccanici o le attività sportive o ludiche eccedono la capacità della fascia plantare di “sopportarli”, è possibile andare incontro a quella che viene definita fascite plantare o fasciopatia plantare.
COME RICONOSCO LA FASCITE PLANTARE? —La diagnosi di fascite plantare è essenzialmente clinica, ovvero non ha bisogno del supporto di specifiche indagini strumentali come l’ecografia o la risonanza magnetica. Per questo motivo, esistono alcuni dettagli che, se conosciuti, possono aiutarti a capire se il dolore che hai sotto il tallone (chiamato impropriamente “tallonite”) è davvero una fascite plantare.
In sintesi, è probabile che tu abbia una fascite plantare se:
hai dolore localizzato nella zona inferiore e leggermente interna del calcagno;
hai dolore che aumenta con il carico meccanico (corsa, cammino) sul piede;
hai rigidità mattutina (dolore ai primi passi – first step pain in inglese) che richiede alcuni passi o alcuni movimenti per ridursi (questo è il sintomo più caratteristico!);
hai dolore al tallone se, quando sei in piedi, sollevi verso l’alto l’alluce (sia attivamente sia con l’aiuto delle mani) mantenendo il piede a contatto con il suolo;
la rigidità o il dolore al mattino che aumenta in base alla quantità di attività eseguita il giorno precedente (corro di più il giovedì e pertanto avrò più dolore o rigidità al tallone il venerdì mattina; riduco l’attività o non faccio attività il giovedì e pertanto avrò meno dolore o rigidità al tallone il venerdì mattina);
hai dolore alla pianta del piede che si presenta a inizio attività (prima fasi della corsa o del cammino) che si riduce nel corso dell’attività “scaldandosi” (fenomeno del warm-up o riscaldamento) per poi peggiorare dopo l’attività o, come detto, la mattina successiva;
hai dolore anche alla palpazione del punto dove hai sintomi a livello del tallone.
QUALI SONO LE STRATEGIE PIÙ EFFICACI PER ELIMINARE LA FASCITE PLANTARE? — Purtroppo, così come tante altre affezioni dolorose di tipo muscoloscheletrico (come il dolore cervicale, la riabilitazione del crociato anteriore, la cervicalgia e tante altre), anche il trattamento della fascite plantare non è priva di falsi miti “duri a morire”. Se è vero infatti che la causa del disturbo è legata a un sovraccarico, l’obiettivo della riabilitazione della fascite plantare è 1) quello di non farla peggiore e 2) quello di incrementare la capacità della fascia plantare di sopportare i carichi. Per questo scopo, le terapie che non prevedono rinforzo muscolare di tutta la fascia plantare, del polpaccio e delle strutture del piede non dovrebbero essere raccomandate (abuso di ghiaccio, antidolorifici, terapie strumentali che erogano caldo o freddo o altre terapie di questo tipo). Al contrario, l’esercizio fisico (definito esercizio terapeutico proprio perché terapeutici sono i suoi effetti) farà da padrone nello screnario riabilitativo della fascite plantare. Nello specifico, oltre agli esercizi più generici per i muscoli tibiale anteriore, estensore dell’alluce e delle dita e di soleo e gastrocnemio (polpaccio), gli esercizi dovranno essere specifici per il rinforzo delle strutture della parte inferiore del piede e di tutta la fascia plantare. Un esercizio molto conosciuto ed estremamente efficace è quello dato dall’esecuzione degli heel-raise (sollevamenti sulle punte – il classico esercizio per il polpaccio) eseguito con l’alluce leggermente sollevato grazie al posizionamento di un asciugamano o un rialzo (non necessariamente morbido come un asciugamano) per incrementare la tensione a livello della fascia plantare durante il movimento.
E I PLANTARI? —I plantari potrebbero essere utilizzati nelle prime fasi della riabilitazione esclusivamente come supporto all’esercizio e come “modifica del sintomo”, ovvero utilizzati solo ed esclusivamente nel momento in cui consentono una più agevole e confortevole esecuzione degli esercizi o una riduzione dei sintomi nelle attività più provocative per evitare peggioramenti dell’intensità del dolore. Tuttavia, il loro utilizzo deve essere temporaneo e non esclusivo per via del fatto che il focus della riabilitazione dovrà essere proprio quello legato al rinforzo delle strutture della pianta del piede.