venerdì 3 settembre 2021

COME ESSERE FELICI

PROVA QUESTI DIECI PICCOLI GESTI

Non è facile parlare di felicità. Per tanti motivi, dei quali i più importanti sono due, uno contingente e l’altro universale. In tempi di pandemia, di vite sospese, di bollettini con contagiati, ricoverati e morti, chi ha voglia di misurarsi con questo traguardo? Già è molto riuscire a sopravvivere senza dolore, senza tormenti. In secondo luogo la rincorsa verso la felicità ci porta su un terreno dove non esistono ricerche, ma dubbi, tanti dubbi, e una continua ricerca che mette in gioco il nostro modo di stare al mondo.

COME ESSERE FELICI

La formula della felicità non esiste. Ma un modo per afferrarla al volo, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che sia possibile, è alla nostra portata. Ne dobbiamo essere consapevoli. E dunque il bene prezioso di questo particolare stato di grazia, da qualunque lato lo vogliamo prendere, non va sprecato.

SEGRETO DELLA FELICITÀ

Ne parliamo molto, come comunità  Non sprecare, di felicità. In fondo, il nuovo stile di vita che proponiamo, la bussola dello Sviluppo sostenibile scolpito dagli obiettivi Onu, che orienta i contenuti editoriali del nostro sito, altro non rappresenta che una ricerca leggera, senza prescrizioni, e senza il tono dei falsi profeti, di qualcosa che almeno rassomigli alla felicità. A un benessere individuale ma anche collettivo, che tocca la persona ma anche le comunità, da una famiglia a una nazione, a un mondo.

RAPPORTO MONDIALE SULLA FELICITÀ

C’è una classifica, sempre di fonte Onu, che aggiorna, praticamente ogni anno, l’elenco dei paesi dove le persone vivono più felici e viceversa. Un aggiornamento piuttosto relativo, in quanto, le posizioni, ormai da anni, non cambiano praticamente mai. Ai primi posti ci sono sempre loro, i paesi del Nord Europa, e precisamente, nell’ordine: Finlandia, Norvegia e Danimarca. A seguire nazioni come l’Islanda, la Svizzera, l’Olanda, il Canada e l’Australia. L’Italia è inchiodata alla 47esima posizione, e in fondo alla classifica non può non comparire il minuscolo e poverissimo stato africano del Burundi.

LA FINLANDIA È IL PAESE PIÙ FELICE

A guardare gli ingredienti della Finlandia, il paese più felice al mondo secondo la classifica stilata dal World happiness report delle Nazioni  Unite, i 5,5 milioni di abitanti di questo territorio godono, tutti insieme, di particolari vantaggi. Innanzitutto c’è un benessere diffuso e non eccessivamente concentrato: il reddito medio pro capite è di 42.340 euro. In secondo luogo lo Stato sociale è molto ricco (la spesa è pari al 30,9 per cento del pil), la quantità e la qualità dell’offerta altissima, e questo non dipende solo dal basso numero di abitanti (in fondo sono gli stessi della Grecia e del Portogallo, dove però i servizi offerti dallo Stato sociale sono ben differenti). In realtà gli sprechi del welfare finlandese sono di fatto azzerati, la corruzione è a livello fisiologico, e tutto quanto viene offerto ai cittadini, in termini di servizi (scuole, università, ospedali, etc…)  funziona  bene. Infine, il rapporto con la natura è molto stretto, per ogni cittadino (il 96 per cento dei finlandesi si considerano in contatto quotidiano con la natura), e in generale al centro delle politiche del governo e delle amministrazioni locali: le città sono piene di spazi verdi, negli ospedali abbondano orti terapeutici, e l’aria della Finlandia è la più pulita del mondo.

PAESI PIÙ FELICI AL MONDO

Anche questa classifica, intitolata Rapporto mondiale sulla felicità, come tutte le graduatorie per misurare con matematica precisione cose così complesse e inafferrabili, come appunto la felicità, potrebbe essere archiviata per scarso, o almeno relativo, significato scientifico. E invece, se andate a guardarla bene, vi rendete conto che la felicità, in ogni caso, da qualsiasi punto la vogliate afferrare, passa per la sostenibilità. A 360 gradi. Cioè dalla tutela dell’ambiente e del pianeta in generale alla lotta senza quartiere contro la povertà; dal diritto alla salute ed a una buona formazione ai benefici da condividere attraverso i paradigmi della  nuova economia circolare. Una serie di traguardi che, in sintesi, portano a un mondo meno sottosopra di quello attuale, con un benessere più diffuso e non così spaventosamente diseguale.

COS’È LA FELICITÀ

La felicità, e questo è sicuramente un fatto da tenere presente, è sempre più ricercata da uomini e donne che si illudevano di poterla conquistare magari solo con il portafoglio pieno ( se è vuoto, l’infelicità è garantita), o con la febbre degli acquisti compulsivi alimentati dalla Grande Industria dello spreco. Siamo arrivati a scuole che fanno corsi agli studenti per insegnare come essere felici, a imprese dove viene reclutato un manager incaricato di garantire la felicità dei dipendenti, ad amministratori pubblici che mettono al primo punto del loro programma l’obiettivo della felicità. Palliativi di fronte a un’infelicità che tocchiamo tutti, con mano, ogni giorno? Formule di marketing per manuali sulla vita? Espedienti, piccole luci di fronte al buio dell’incertezza, e della durezza della vita? Scegliete voi le risposte che preferite, ma provate a partire da un punto, sul quale invece ci sentiamo di dire che non esistono dubbi. Ovvero: il mistero della felicità, ancora prima del suo segreto, è meno inafferrabile se partiamo da piccoli gesti, piccole attenzione quotidiane, che possiamo fare tutti, ogni giorno ( e non solo nella Giornata internazionale della felicità voluta dall’Onu, 20 marzo di ogni anno), in ogni momento delle nostre, comunque, fragili vite. Un lavoratore su nove, secondo il report Workplace realizzato per conto di Human Experience, per migliorare la qualità della vita in azienda, chiede un manager dedicato proprio alla felicità dei dipendenti. Così anche in Italia, sul modello di alcune esperienze del mondo anglosassone, si stanno introducendo corsi scolastici per aiutare gli studenti a sentirsi felici. Ma più che attraverso nuovi capi e nuovi insegnanti, in occasione della Giornata mondiale della felicità (20 marzo), forse è il caso di provare a conquistarla riscoprendo il valore di piccoli gesti quotidiani, in parte rimossi.

GESTI QUOTIDIANI PER ESSERE FELICI

I piccoli  gesti per la felicità riguardano i rapporti con gli altri e con noi stessi. Come la conversazione, se autentica e sincera, è uno strumento da non sprecare per il proprio benessere psico-fisico, così il silenzio, la musica del silenzio, ci aiuta a scoprire, con un enorme beneficio, parti di noi che non conosciamo.

Eccone 10, tutti molto efficaci:

Baci ed abbracci:

I rapporti virtuali, quelli che coltiviamo sul web con like e emoticon hanno ridotto di un terzo gli scambi di affettuosità reali. Baci e abbracci. Un grande spreco, in quanto il bacio, secondo uno studio molto completo del Massachusetts Institute of Technology , ci regala un benessere che introduce alla felicità. Mette in movimento 34 muscoli facciali ed è un inibitore del cortisolo, l’ormone dello stress.

La legge del basilico

La maggioranza degli italiani vivono in un condominio, ma solo 1 su 3 saluta il proprio vicino. In compenso mezzo milione di cittadini sono impegnati in cause condominiali, lunghe, costose e spesso inutili. Per evitarle basta applicare la legge del basilico: con il vicino non si litiga, semplicemente perché se ti manca il basilico, puoi chiederlo a chi abita nella stessa scala.

Riprendersi il tempo per sé stessi

Il 61 per cento delle persone che lavorano confessano di «non avere mai tempo» e di essere condannate alla fretta, un terzo dei genitori si definiscono «esauriti» per la fatica di conciliare famiglia e impegni professionali: sono i dati di una ricerca della Columbia University sugli effetti della fretta. Le vite di corsa ci avvolgono come una piovra, eppure il primo passo, efficacissimo, per sfiorare la felicità è quello di riconquistare il controllo sul tempo. Ricordandosi che chi è davvero impegnato, ha sempre tempo.

Lamentarsi è inutile e controproducente

Papa Francesco ha appeso un cartello all’ingresso del suo appartamento a Santa Marta: «Vietato lamentarsi». Il lamento allontana dalla felicità per tre motivi. Alimenta, quasi in modo automatico, pensieri negativi; rende antipatici, e quindi isola e riduce le relazioni; induce a una forma di indolenza e di passività. Molto meglio fare leva sull’ottimismo della volontà.

L’energia della curiosità

È vero che la curiosità allunga la vita quando si è anziani, ma è falso che vada coltivata soltanto in età avanzata, come allenamento per un cervello che tende ad atrofizzarsi. La curiosità è gioia. Ed è il migliore antidoto naturale contro la noia della routine, e la depressione che arriva quando senti di non avere più cose da scoprire: due veleni che allontanano la felicità.

Accontentarsi, non per una sconfitta

Il 50 per cento degli italiani teme di non farcela, almeno una volta nella vita. L’ansia da prestazione non colpisce solo l’attività sessuale, ma è una tipica patologia di una società impaurita. Innanzitutto di perdere il proprio benessere. Accontentarsi non significa arrendersi, ma avere una sana consapevolezza dei propri limiti. E non fissare l’asticella delle ambizioni sempre più in alto, rischiando l’angoscia per i risultati non ottenuti.

Riscoprire la conversazione

Il nostro linguaggio si è impoverito, il vocabolario si è ristretto. Parliamo molto ma ascoltiamo poco. E anche per questo gli analfabeti funzionali, che sanno leggere e scrivere ma non sono in grado di collegare tutto ciò, in Italia sono il 27,9 per cento delle persone tra i 16 e i 65 anni. La conversazione, al contrario, migliora proprietà di linguaggio, relazioni e voglia di stare insieme. Tutte pillole di felicità.

La musica del silenzio

Il 42 per cento dei residenti nelle aree urbane, secondo i dati del Rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), hanno problemi che derivano da un eccesso di rumori. Dormano male, affaticano il cuore, perdono udito. Il silenzio è diventato così una necessità, da coltivare come una fonte primaria di benessere. E il sottofondo musicale del silenzio è in grado di regalarci lunghi attimi di felicità.

Passeggiare contro il rancore

Le università di Stanford e di Stoccolma hanno realizzato, insieme, la più completa ricerca sui benefici psicologici del passeggiare. Si è scoperto così che, andando a piedi, specie tra gli alberi, la smettiamo di rimuginare, in quanto il sangue non irrora la parte del cervello che attiva questa funzione. Conclusione: passeggiando allontaniamo l’infelice oppressione del rancore.

Un bagno di leggerezza

Nel bestseller La guida scandinava per vivere 10 anni di più si parla delle proprietà terapeutiche della leggerezza. Da non confondere con la superficialità e da assimilare, piuttosto, all’ironia e all’autoironia. Quanto vale per la nostra, piccola felicità quotidiana? Lo aveva capito molto bene Italo Calvino, che inserì la leggerezza tra le sue lezioni americane, definendola con queste parole: «Planare sulle cose dall’alto, senza avere macigni sul cuore». Più leggeri, circondati come siamo da persone pesanti, è un modo per allontanare la tristezza e sfiorare la felicità.

REGOLE DELLA FELICITÀ INSEGNATE A YALE

Nell’università di Yale esiste un corso specifico dedicato alla felicità, con il nome Science of well-being, diventato uno dei più richiesti, anche online, con oltre 4 milioni di iscritti. Il punto di partenza è forse persino più interessante dell’intero corso: secondo i docenti americani la felicità dipende per il 40 per cento dalle nostre azioni e dai nostri pensieri. Quindi da noi. E sono le cose più semplici, i gesti quotidiani, che possono fare la differenza. Abbinati a un sistema di valori che, nella loro pratica, producono felicità: essere generosi, condividere il benessere, uccidere l’invidia con la gratitudine, lavorare con passione, esercitare con continuità i propri punti di forza. E non sprecarli.

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA FELICITÀ

Non è stata l’industria dei regali, sempre a caccia di nuovi appuntamenti da festeggiare per vendere qualcosa, a decidere di bloccare un giorno del calendario e trasformarlo nella ricorrenza mondiale della Giornata internazionale della felicità (20 marzo). A decidere la ricorrenza sono state proprio le Nazioni Unite, nel 1972, sotto la spinta di un personaggio molto particolare, il consigliere speciale Jayme Illien. Un frammento della sua biografia è sufficiente a chiarire la molla che ha spinto Illien a lavorare in questa direzione per poi portare a casa il risultato della ricorrenza da ricordare in tutto il pianeta: Jayme prima di diventare un pezzo grosso dell’Onu, è stato un orfano, salvato dalla miseria, e quindi dall’infelicità, grazie all’aiuto caritatevole, a Calcutta, delle missionarie guidate da Madre Teresa. Tutto torna: la felicità passa anche per lo sguardo, l’attenzione, la cura degli altri. Mentre l’indifferenza, è uno scalino di una ripida discesa, che porta nel burrone della solitudine, e dunque della vita infelice.

 

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