di Elisa Cappelli
L’acqua e il corpo umano: simboli e significati
Avendo il corpo al suo interno una dose molto grande di acqua, dobbiamo pensare che le fasi lunari ci influenzano e che sicuramente questa forza idrica interna al corpo va mantenuta e custodita a dovere, alimentata e rimessa sempre in circolo attraverso una buona idratazione e la giusta dose di movimento che ci aiuti a eliminare le tossine. L’acqua ha a che fare con le emozioni, i nostri andamenti interiori, le nostre forze interne che ci muovono. Eliminare e procurarsi acqua costantemente permette al corpo di mantenere un equilibrio importante.
Si dovrebbe bere 1/4 di litro ogni 15 minuti per garantire il ricambio idrico. Nel sangue troviamo il 90% d’acqua e in alcuni organi come l’occhio, i polmoni e il cuore ci sono elevate percentuali di acqua rispetto, per esempio, alle sostanze adipose dove ne troviamo di meno. Dopo l’esercizio si deve bere per evitare l’ipoidratazione cronica e per poter recuperare le scorte di glicogeno. Senza idratazione la performance sportiva diventa scadente, sale la temperatura corporea, si creano disturbi a livello circolatorio. Usata nei rituali di purificazione in molte religioni e non solo, l’acqua ha un potenziale simbolico di purezza e rappresenta uno strumento incredibile per quel che riguarda la sensazione di pulizia, di carica emotiva, di energia che lava via quel che non serve. L’acqua dona la vita, rappresenta uno specchio, l’inconscio, il mondo interiore, la vita. Persistente, liquida eppure molto forte, l’acqua ha una sua potenza immane e va a identificare le parti sottili del cuore, del sentire profondo. L’acqua ci insegna anche un modo di stare al mondo che suggerisce un andamento fluido, morbido, un modo di stare nelle situazioni senza caderci totalmente, una via elastica e duttile per lasciarsi scorrere addosso qualcosa senza fare di tutto un dramma, riuscendo a mettere le cose nella giusta prospettiva.
La paura dell’acqua alta
Si chiama talassofobia la paura di immergersi in acqua, specie se alta. A volte questa paura deriva da traumi infantili oppure ha origini inconsce che vanno rintracciate a livello psicologico profondo. Una magnifica tecnica per superare la paura dell’acqua sta nel riprendere contatto con la respirazione profonda. Tenendo un diario si possono annotare le sensazioni che derivano dalla familiarizzazione con alcune tecniche di respirazione per poi darsi un tempo prima di andare in acqua e provare a immergersi di nuovo. Darsi un tempo per approcciarsi con coscienza all’espiro e all’inspiro significa entrare in contatto profondo con l’immettere aria e buttare fuori quel che non ci serve. Gestire la respirazione rappresenta la chiave del lavoro per contrastare la paura del contatto con l’acqua. Appena si impara a lasciarsi andare, tutto il sistema nervoso riesce a rilassarsi e funzionare al meglio, traendo tutti i benefici dal contatto con l’acqua.
Altra via: la meditazione. Mettendo frequenze giuste, suoni di natura, anche usando le cuffie, relazionandosi con il respiro e iniziando a immaginare di trovarsi in acqua si possono raggiungere grandi traguardi e sicuramente calmare l’aspetto mentale. Immaginare il proprio corpo in acqua durante la visualizzazione aiuta a entrare in contatto con gli aspetti piacevoli dell’immersione. Dopo la meditazione potrebbe essere una buona idea fare un bagno o una doccia ed entrare a contatto con l’acqua da subito. Un altro meraviglioso strumento sta nella compagnia di qualcuno di cui ci fidiamo: andare in acqua con qualcuno che ha la nostra fiducia ci permette di avvicinarci con cautela ma anche con un senso di quiete, rimuove i blocchi e fa prendere sicurezza. Si batte la diffidenza e tutto il corpo a contatto con l’acqua risulta meno rigido. Si raccomanda di spiegare alla persona di cui ci fidiamo che l’approccio deve essere comunque graduale e non velocizzato.
Imparare a nuotare
Di solito l’ostacolo maggiore per chi si deve cimentare nell’apprendimento del nuoto sta nel ritmo, nella tecnica di respirazione e nel fastidio o disagio che potrebbe sorgere una volta che si deve immergere tutta la testa in acqua. Si impara con calma se abbiamo una superficie di appoggio cui far riferimento con le braccia nei momenti difficili. Non si deve mai iniziare a nuotare in mare aperto, acque mosse o senza l’ausilio di chi sappia farlo bene. Anche la temperatura dell’acqua in cui ci si immerge conta: muovere gli arti per stare a galla può diventare rapidamente difficile se ti trovassi in acque gelide. Si dovrebbe evitare di imparare a nuotare in zone sottoposte a correnti come fiumi o torrenti. Prima di tutto va compreso il galleggiamento; appoggiandosi a bordo piscina o sostenendosi sulle braccia di chi ci sta insegnando e supportando possiamo imparare a lasciar galleggiare le gambe fino a raggiungere la posizione orizzontale. Da qui si potrebbe proseguire e provare a tenere anche la testa sott’acqua rialzandola per prendere aria; essendo sicuri/e di essere a bassa profondità, potete respirare profondamente e mettere la faccia sott’acqua per poi espirare lentamente dal naso finché non termina il fiato e con calma risalire con la testa. Questa posizione risulta ottimale per imparare a fare bene la pinnata e muovere le gambe in modo adeguato. Non ci sono limiti e si riesce ad imparare anche da adulti; l’importante sta nel crederci fermamente, battere la paura e tenersi pronti a bellissime avventure.