martedì 1 giugno 2021

INTERVISTA A JUSTINE MATTERA

ANCHE A 50 ANNI ...."IO VADO VELOCE"

di Sabrina Commis (fonte Gazzetta dello Sport)

Il primo amore, non si scorda mai, alcune volte ritorna. Nel caso di Justine Mattera il primo amore è la scrittura. A cinquant’anni, compiuti il 7 maggio, la splendida showgirl, dalla forma invidiabile e dalla poliedrica carriera, racconta nel libro Just Me (Cairo Editore 2021, pp. 160, euro 15) la sua vita sorprendente, iniziata a Bellrose, nel Queens, ai margini di New York, e proseguita in Italia, dove ci sono le sue radici familiari, sparse fra Campania, Puglia e Sicilia. Il ciclismo e il triathlon fanno bene al fisico? A giudicare dalla forma di Justine Mattera, che li pratica con costanza, sicuramente sì. La showgirl 47enne mostra tutta la sua bellezza su Instagram...

"Come regalo: c’è chi per il compleanno programma un viaggio, chi pensa a un diamante, a un Rolex: io ho deciso di tornare indietro, alle origini, alla cultura. La mia laurea in letteratura ha fatto scattare la molla, ho sentito un forte richiamo. Ho deciso di scrivere sulla mia vita adesso, a 50 anni, quando i ricordi sono ancora vividi, netti, precisi. Mi è stato chiesto, proposto, e non ho voluto perdere il treno. Ho pensato 'Fallo, Justine, sfrutta l’occasione, chissà se ti ricapita'. All’inizio mi era stato chiesto un libro sul fitness, ma non era la mia idea: io volevo parlare di me".

Da dove parte il suo racconto?

"Dalla periferia di New York, da Bellrose, Queens, il punto più a est della Grande Mela. Ma le origini sono italiane, divise fra Campania, Sicilia, Puglia. La bisnonna originaria di Ischia aveva partorito durante la traversata: il prozio Frank aveva sul passaporto Atlantico, come luogo di nascita. Questo fa capire la tempra, il carattere, la forza di quella generazione, partita dall’Italia in cerca di fortuna, arrivata ad Ellis Island ai primi del Novecento. Non conoscevano certo l’inglese: lo hanno imparato nella vita".

Dopo Bellrose?

"Studio, studio, tanto studio: lo vedevo come un modo per uscire dalla periferia e raggiungere la città. Prima in un prestigioso liceo, nel Bronx, poi il sogno si è spostato in California, a Stanford per una laurea che all’inizio era in ingegneria meccanica. Ho conosciuto due professoresse di letteratura italiana, bionde e chic: e ho trovata la via, ho deciso di studiare letteratura inglese e italiana: scelta d’affetto quest’ultima, richiamo del cuore. Lavoravo tanto per mantenermi a Stanford, la retta era molto alta. Ma in mezzo a studio e lavoro, c’era tempo per lo sport, il nuoto in particolare: ho sempre amato l’acqua. Mi allenavo tantissimo in piscina: lo sport, nel sistema scolastico americano, ha un ruolo fondamentale. A Stanford ero prima nella squadra di nuoto sincronizzato, poi timoniere del Women varsity 8, nel canottaggio".

Com’è approdata in Italia.

"È stato il ritorno alle origini di un’americana di terza generazione. Sono arrivata come studentessa dall’estero, al campus che Stanford possiede a Firenze. Ed è iniziata la favola, anni bellissimi: mi sono sentita a casa. Dalla megalopoli New York a una città intima e bellissima come Firenze: gente meravigliosa, calore, affetto. Studiare a Firenze era un sogno: la cultura si respirava ovunque. Rientravo negli Stati Uniti per le vacanze, ma il mio cuore restava in Italia. Mi laureai in letteratura inglese e italiana e tornai a Firenze. Avevo già fatto qualche lavoretto in discoteca: ballavo sul cubo. Molti mi ricordavano come 'la bella americana dai capelli ricci'. Non solo Firenze, in giro per l’Italia incontrai con Joe T Vannelli, famoso dj: il Festivalbar, shooting fotografici. Entrai nel mondo dello spettacolo".

New York, Stanford, Firenze poi Milano: e nel 1996 appare Paolo Limiti

"Un incontro casuale che ha cambiato la mia vita. Paolo colto, intelligente, simpatico. Cercava una valletta per il suo programma 'E l’Italia racconta', mi ha vista e ha subito detto: 'È lei, è la sosia di Marylin Monroe, la voglio nel mio programma'. Pensavo fosse uno scherzo, ma è cominciato da lì, da corso Sempione il mio approdo al mondo televisivo'".

Paolo è stato suo marito dal 1998 al 2000, non avete mai vissuto insieme, ma nel libro dice di essersi innamorata di lui.

"Matrimonio celebrato fra Los Angeles e Las Vegas, io rappresentavo solo il suo 'Sogno americano, quello di sposare Marilyn', tanta la differenza d’età, le cose che volevamo erano diverse. Io gli dicevo: 'Facciamo dei figli colti, geni'. E lui: 'Justine, non voglio fare il papà-nonno'. Paolo era carismatico: se ti dedicava la sua attenzione, ti faceva sentire il calore del sole. Io avevo preso una cotta pazzesca".

Che cosa ha rappresentato nella sua vita?

"Molto: a lui ho dedicato un intero capitolo del libro, 'Tutti i miei limiti'. Ho sofferto per la fine del matrimonio, ma ho capito che volevamo cose diverse".

L’impressione sul mondo dello spettacolo italiano?

"Cattivelli, non buonissimi. Ma io cercavo di mantenere la mia unicità, essere me stessa. Tanti mi dicevano di sbagliare strada, di dover essere altro da quello che ero: io volevo fare il mio percorso, conservare la mia unicità".

Justine e lo sport: come avviene il ritorno?

"Con Federica Fontana che mi propone di partecipare a una corsa di 10 chilometri per beneficenza. Mediaset mi offre un programma televisivo, una trasmissione sulla corsa Oltre il limite. Dovevo affrontare una maratona senza nessuna preparazione. Avevo solo un mese e mezzo a disposizione prima della gara e 45 anni: ho accettato di tentare con una mezza maratona a Memphis, nel 2016. E ce l’ho fatta in un’ora e 57 secondi. La mia mamma mi aspettava all’arrivo".

E le altre specialità?

"Ho iniziato a condurre un programma su Bike Channel e ho cominciato a montare in sella. Un’azienda del settore mi ha proposto di partecipare a una gara di triathlon: ho accettato, anche se ero inesperta di pedalata. Mi sono tesserata con la società dei miei figli ed è cominciata l’avventura in bicicletta. La terza specialità, il nuoto, la conoscevo: ho sempre nuotato sin da bambina".

Com’è una sua gara di triathlon?

"Io faccio gli sprint, le gare più brevi: 750 metri di nuoto, 20 chilometri di bici e 5 chilometri di corsa. Avrei voluto tentare una nuova avventura, il Bardolino, gara storica, ma quest’anno è stata annullata per via della pandemia. Sarebbe stato il mio primo triathlon olimpico, importante, di prestigio".

Lavora sempre in palestra?

"È fondamentale per salvaguardare i muscoli e non consumarli. Se si praticano soltanto corsa, nuoto o bici, il rischio si corre. Io ho organizzato la mia preparazione per preservare tono e massa muscolare. Faccio un lavoro di potenziamento almeno tre volte a settimana".

In un’intervista a Gazzetta Active ci parlava dell’equazione del “50”.

"Cinquanta squat, 50 push up, 50 addominali al risveglio, sempre: è unaregola base per cominciare la giornata. Poi mi dedico al resto dell’allenamento".

Vincent 13 anni e Vivienne 11: come guardano all’America i suoi figli?

"La amano, hanno il doppio passaporto, parlano perfettamente l’inglese. Mi piacerebbe decidessero di fare il percorso opposto e scegliere di studiare in un’università americana. Anche perché sono degli sportivi e in Usa, nell’ambito universitario, lo sport è fondamentale".

Lei è una influencer molto seguita, posta tante foto bellissime sul suo Instagram: Fabrizio, suo marito, è geloso?

"Sì, è siciliano, un po’ di gelosia c’è: a volte, se vede una foto più 'svelata', mi chiede di toglierla. Ma nulla di soffocante".

Just me” è un traguardo o una partenza?

"Una somma di quello che ho fatto in passato, un nuovo inizio: questo bagaglio mi aiuta a creare strategie, prepararmi per nuove sfide. Ho tanti progetti e cose da fare: terminare la fiction che sto girando con la Rai, prepararmi a nuove avventure. Non mi fermo, anzi vado al massimo. E magari comincio a insegnare letteratura inglese: metto a frutto i miei studi. È una cosa che mi piacerebbe fare…. Chissà".


 

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