di Silvia Guerriero (fonte Gazzetta dello Sport)
In tante vittorie – e sono tante: è la ginnasta azzurra di ritmica più vincente a livello internazionale – ne ha viste e vissute di ogni, ma "ricevere la medaglia col drone proprio mi mancava": è successo a Baku, in Azerbaigian, dove due settimane fa Alexandra Agiurgiuculese è tornata a volteggiare in Coppa del Mondo, in cui mancava dal 2019, andandosi a prendere la medaglia numero 18 per la vittoria nell’esercizio con la palla. O meglio, aspettandola dal cielo, "anche se poi non arrivava mai perché il tipo che manovrava il drone non ce la faceva, e io a dire 'ti prego, dammela dammela'!", ride Alex, la 20enne romena adottata dall’Italia della ginnastica e che alla ginnastica italiana ha regalato, nel 2019, un posto di riguardo nella storia della ritmica (il Comitato olimpico internazionale le ha riconosciuto un salto, inserito nel codice come AG Jump "perché Agiurgiuculese era troppo lungo") e, nel 2018, un podio storico, quel bronzo mondiale atteso ben 27 anni.
È quella, Alex, la vittoria più bella?
"Diciamo che l’ultima resta sempre la più bella, soprattutto questa perché era da tanto tempo che non gareggiavo e poi perché ho proprio faticato, visto che a febbraio ho preso il Covid. È stato molto pesante: ho avuto tutti i sintomi, male fortissimo alla testa, faticavo a respirare e a fare qualsiasi cosa. Ho avuto paura, sono stata positiva un mese e mezzo. E ce ne ho messo, a rimettermi in sesto per questa medaglia".
Ma ce l’hai un posto a casa per tutte quelle che hai vinto?
"Ho una stanza speciale dove ho messo i trofei conquistati finora, ma quelli più importanti li tengo esposti, perché mi piace vederli, e mi piace che prendano aria".
Fra un po’ andrai a caccia del più importante di tutti: come stai vivendo l’attesa della tua prima Olimpiade?
"È una figata pazzesca! Cerco di non pensarci perché altrimenti mi viene l’angoscia, è una cosa megagalattica, il mio sogno da 15 anni. Allo stesso tempo sono tranquilla perché so che vedrò le stesse facce, le stesse persone, le stesse ginnaste: ecco, dovrò pensare a quello".
Pensi anche a una medaglia?
"Io intanto lavorerò sodo, sarò molto concentrata e pronta: andrò lì e darò il mio massimo, cercando di far emozionare tutti, come sempre. Ovvio che una medaglia è la benvenuta…".
A Tokyo sarete in due individualiste azzurre, tu e la Baldassarri: è uno stimolo in più?
"Intanto è un bel successo, l’Italia non aveva mai qualificato due individualiste. Sono contenta di andare con Milena perché, anche se avversarie in pedana da una vita, siamo molto amiche. E ci siamo sempre aiutate tanto. Vediamo là in Giappone… non vedo l’ora, io non ci sono neanche mai stata".
Ma se pensi a te bambina, ti saresti mai immaginata un giorno all’Olimpiade?
"Io ho sempre sognato in grande, quando mi metto a fare una cosa do il massimo, anche in una garetta del cavolo. È sempre stato un sogno ma in realtà molto lontano, almeno fino al Mondiale del 2019, quando c’è stata la qualifica: lì ho capito la responsabilità di questa cosa, il significato del sogno che comunque avevo da bambina".
L’hai sognato subito quando hai iniziato a fare ginnastica?
"No, ho iniziato per caso, a 6 anni, dopo un controllo dal pediatra che mi consigliò di fare sport per correggere una leggera scoliosi: quando stavo seduta a disegnare ero sempre un po’ storta, mi mettevo nelle posizioni più strane. La ritmica non la conosceva neanche mia mamma, che pure aveva fatto artistica ed era brava. C’era una palestra vicino casa, mi dissero subito che ero un talento. In effetti mi veniva tutto facile e mi piaceva fare ginnastica con degli attrezzi in mano tipo al circo, con la musica. In più avevo delle qualità che mi hanno poi permesso di arrivare a questo livello: la scioltezza, la capacità di maneggiare gli attrezzi e di saper gestire le situazioni in corsa. E il carattere: sono una garista, riesco a dare il massimo al momento giusto".
A 9 anni eri già in nazionale romena junior: hai sempre avuto quel carattere?
"Mi è anche venuto col tempo, non ho avuto un’infanzia normale. La mia famiglia si è dovuta spostare in Italia per cercare lavoro, a Sacile, vicino a Pordenone. Prima papà, quando avevo 4 anni, dopo un po’ mamma, poi i miei due fratelli più piccoli. Io sono rimasta in Romania, a Iasi, perché così potevo fare ginnastica. Per due anni mi ha cresciuta mio nonno: per me era come fosse mio padre, anche perché non conoscevo molto bene mio papà, che era sempre in Italia e veniva solo d’estate e a Natale".
Tu in Italia quando sei arrivata?
"Quando avevo 10 anni: è stata la federazione romena a consigliare ai miei di riunire la famiglia. Dovevo provare per una società di Sacile che però quell’estate aveva in programma uno stage a Udine: lì c’era la mia attuale allenatrice, Spela Dragas, che mi aveva già notata durante un’esibizione in Romania, e ha espresso il desiderio di allenarmi. Quando mamma ha sistemato tutto, qualche mese dopo, quasi non ci credeva! Da lì le sono rimasta sempre fedele: ho iniziato pian piano a fermarmi a dormire da lei, prima stavo due giorni, poi tre, poi cinque, perché da Sacile a Udine è un’ora di macchina, allora lei si è offerta di ospitarmi finché sono rimasta a casa sua quattro anni".
Ti ha praticamente adottata!
"Sì, sono diventata parte della famiglia: mi hanno insegnato l’italiano, come comportarmi, pure a ridere mi hanno insegnato… tutto. Non so cosa dire in questo momento, sono scioccata perché mi sto rendendo conto di cosa sto dicendo e sono tipo… wow, ma veramente hanno fatto tutto questo?!"
In effetti non è da tutti…
"Sarebbe da scrivere un libro, a dire il vero ci stiamo già lavorando, la nostra è una storia che va al di là dello sport, c’è tanto di più. Lei è slovena, suo marito montenegrino: sono dell’Est come me, ci siamo capiti subito. E quando io non capivo, all’inizio, ridevo, Spela mi dice che ridevo sempre".
Qual è la cosa che ti ha più colpita dell’Italia, quando sei arrivata?
"La pizza! Quando l’ho assaggiata ho detto: ommioddio, che cos’è questa? E i paesaggi: io sono una che osserva molto, mi piace da morire il mare. E poi la gente: qua è carina, gentile, ho trovato bellissime persone. Nel mio quartiere in Romania non era esattamente così… Qui sono stata subito serena, ho proprio trovato il mio Paese".
Non c’è niente che ti manca della Romania?
"No. L’unica cosa che mi manca da morire è mio nonno, che purtroppo se n’è andato due anni dopo che mi ero trasferita in Italia. E qualche amica della nazionale, che però vedo quando gareggiamo".
E in che cosa, o quando, ti senti ancora romena?
"Ogni volta che sono con la mia famiglia: quando vado a trovarli parliamo romeno, abbiamo mantenuto le tradizioni, i piatti tipici. Io adoro le sarmale, gli involtini di foglie di vite ripieni di carne e verdure, servite a piramide e guarnite con panna acida. E i dolci, che amo come la carne. Devo stare attenta a non esagerare ma ogni tanto posso permettermeli, con tutto l’allenamento che facciamo".
Quanto ti alleni?
"Sei giorni su sette, otto ore al giorno. Questa vita ti prende tutta la settimana, perché poi il giorno libero hai la gara".
Ma lo trovi il tempo per fare altro?
"Non posso fare la vita che fa una persona normale, ma quando riesco mi piace andare al mare o uscire con le amiche".
E uscire con i ragazzi?
"Oh, sì!! Ero fidanzata con un ragazzo della Nazionale di scherma, il fiorettista Alessandro Stella, e ci stiamo rifrequentando da un bel po’, c’è un ritorno di fiamma. Siamo uguali, sia di segno zodiacale – due capricorno, ci prendiamo a testate – sia nel modo di pensare, solo che è un casino vedersi, siamo sempre in giro, sempre impegnatissimi".
Lo sei anche sul fronte studio, giusto?
"Sì, mi sono iscritta a Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a Milano: l’idea è restare nell’ambiente della ginnastica, come dirigente. Vorrei aiutare la ritmica, magari entrando nel Comitato olimpico internazionale per dare più importanza al mio sport. Perché, credetemi, è davvero molto bello, il problema è che non tutti lo sanno o lo capiscono".
Fai allora il tuo primo breve speech da futuro dirigente: qual è la bellezza della ritmica?
"Tutto: quel minuto e mezzo tra circo, acrobazie e danza è come uno spettacolo, è armonia, racconta una storia personale e unica. E, soprattutto, speciale: come l’essenza della ginnastica ritmica".
Che a Pesaro il prossimo weekend si mette in ghingheri per la finale di Coppa del Mondo, in diretta su La7: provare ad accendere la tv per credere.