Google è una fonte inesauribile di informazioni ormai da diversi anni e non è da meno il suo doodle interattivo che, con la sua creatività, ogni giorno, quando apriamo la pagina di ricerca ci svela una curiosità legata sulla data corrispondente. A essere celebrato questa volta è il Savoy Ballroom di Harlem, una sala da ballo che ha fatto la storia della musica e della cultura afroamericana in uno dei più celebri quartieri di New York. Aperto negli anni ’20, questo luogo simbolo dello swing e di quella che viene definita la Harlem Renaissance, non è stato un semplice luogo dove ballare. Ed è la sua importanza trasversale che ha portato Google a ricordare la data in cui è stato chiuso e poi demolito. Il 26 maggio del 1958.
Non si trattava solo di un club, ma di uno strumento per affermare la cultura afroamericana anche in campo musicale. Nel 2012, in occasione dell’anniversario della sua demolizione, è stata apposta una targa proprio all’angolo fra la 140th e la 141st Street a New York, dove sorgeva. Il Savoy Ballroom, meglio conosciuto successivamente con il nome The House of Happy Feet, è stato un simbolo di riscatto sociale, di lotta al razzismo. È stato uno dei primi locali dell’epoca a ospitare non solo clienti neri e caraibici ma anche bianchi. Ballavano tutti insieme sul pavimento di mogano e acero, ma anche sulle scalinate di marmo. Ogni metro quadrato era espressione di benessere e rinascita a 360 gradi. L’arredamento richiamava il lusso del Savoy Hotel di Londra. Jazz, swing e jive scandivano le ore, le serate passate a sfidarsi a suon di passi. Anche per le band del momento era un’ottima occasione di esprimersi su due palchi gemelli. Nomi del calibro di Chick Webb, Count Basie ed Ella Fitzgerald, si sono esibiti al Savoy Ballroom. Musicisti e ballerini hanno fatto la storia creando stili inediti come il Lindy Hop. L’atmosfera magica che risiedeva tra quelle pareti, in un quartiere vivo come pochi, è stata celebrata anche in “Stompin’ at the Savoy” di Edgar Sampson.I fratelli Marx ci hanno fatto un film, “Un giorno alle corse”. Protagonisti erano i Whitey’s Lindy Hoppers, un gruppo di ballerini swing diventati famosi proprio tra quelle mura. Anche dopo la chiusura e la demolizione, la potenza di quel luogo non ha smesso di influenzare la cultura afroamericane e non solo. Il 26 maggio del 1958 rappresenta un testamento, ma quello che ha significato a livello globale vive ancora adesso ed è sopravvissuto ai mille cambiamenti.