Può uno psicanalista di successo essere alle prese con una famiglia in cui non riesce a mettere ordine nelle relazioni sentimentali? Sì, come il protagonista di "Tutta colpa di Freud", la serie Amazon Prime Video tratta dal film di Paolo Genovese. Protagonisti Claudio Bisio e Claudia Pandolfi. "La serie con il sorriso racconta le relazioni e il caos che portano quando vengono condotte in maniera non troppo controllata" spiega la Pandolfi. Del film del 2014 di Paolo Genovese candidato a due David di Donatello e quattro Nastri d'argento negli otto episodi della serie, che in autunno arriverà su Canale 5, è rimasto l'impianto generale e lo spunto della storia che nella serialità prende ovviamente nuovi sviluppi. Il ruolo dello psicanalista Francesco Tramelli che era di Marco Giallini è stato ereditato da Claudio Bisio, sempre alle prese con le difficoltà di comunicazione e rapporti con le sue tre figlie (Caterina Shulha, Marta Gastini e Demetra Bellina) che vivono con lui mentre la moglie, fredda e determinata nordeuropea (Magdalena Grochowska), è sempre impegnata in qualche battaglia ambientalista in giro per il mondo. Divertito e impegnato a trovare una donna al povero amico c'è il vicino di casa (Max Tortora). Ma la situazione è talmente difficile che al povero Francesco non resta che rifugiarsi nei sogni, dove entra anche Anna, psichiatra incontrata durante un breve ricovero al pronto soccorso, interpretata da Claudia Pandolfi...
Possiamo dire che Anna è la terapeuta del terapeuta?
Sì, è una specie di triplo carpiato della psicoterapia. Un po' sui generis perché sono comunque un medico concreto e molto scaltro. Però, senza spoilerare troppo, una fiction può rappresentare anche l'idea di un personaggio, il sogno. Quindi noi vediamo cose che sono potenziali... e quindi anche questo è un po' un doppio carpiato. Qual è l'errore più grossolano che possa fare uno psicoterapeuta? Cadere nel transfer. E qui c'è un pochino il rischio che questo accada. Ma io confido molto nella serietà della mia dottoressa.
Considerando i personaggi che si muovono nella serie e il loro caos sentimentale, se Anna è tutta d'un pezzo è una mosca bianca...
Infatti può essere per lui un amo per venire fuori da questo vortice in cui è finito, poveretto lui. La vita sentimentale del nostro Bisio/Nomedottre è bella movimentata. Ha tre figlie femmine ma non dimentichiamoci di quella ex moglie che è ancora troppo presente per lui. E' incastrato in questa relazione che avrebbe dovuto risolvere molto tempo prima. E' quindi una serie sulle relazioni e sul caos che portano quando vengono condotte in maniera non troppo controllata.
Come la classica commedia all'italiana qui non si ride e basta...
Ho trovato molto commovente con il suo vicino di casa, Max Tortora. Quel rapporto è molto autentico, molto caldo. E' una delle relazioni più sincere che si vedono. Le altre sono molto più filtrate. Lì invece lui si concede un po' di verità.
Le serie tv possono essere il mezzo in cui proseguire la tradizione della commedia all'italiana?
Una delle ultime serie che ho interpretato, "E' arrivata la felicità", era esattamente questo. Noi raccontiamo sempre in questa maniera. Il problema vero è capire se questo tipo di racconto è ancora efficace e rappresentativo o siamo scaduti nel cliché. Perché all'epoca d'oro quello che ti veniva sbattuto in faccia era un dramma. Oggi forse non prendiamo i drammi giusti o ci giochiamo poco. Sicuramente c'è questo desiderio del politicamente corretto che incombe.
E in questa serie c'è qualcosa di scorretto?
Sì, anche se è tutto immaginato. Quindi potenzialmente è molto scorretto... Perché poi siamo persone che con la battuta ci lavora, non è da sottovalutare l'aspetto comico della vita.
La serie è stata girata nel pieno dell'emergenza Covid. Come è stato?
Un disastro! Però ringrazio almeno di essere riuscita comunque a lavorare. Abbiamo finito la serie, siamo andati avanti. Il dramma non è qui, nell'audiovisivo, ma nello spettacolo dal vivo. Dove la situazione è inaccettabile. Si sottovaluta il benessere di un sistema sociale in cui è presente la cultura. E si sottovaluta il danno che si fa a una società che ha perso questo tipo di rappresentazioni: il contatto è fondamentale, non può passare tutto attraverso un video.