venerdì 26 febbraio 2021

RUNNING

L'ESPOSIZIONE ALLA LUCE PUO' MIGIORARE LE PRESTAZIONI FISICHE? 

di Cristina Piccinotti

Fare sport aiuta a stare bene e rende felici. Farlo all’aperto, alla luce del sole, ha effetti ancora più benefici.  Con il passaggio imminente dall’inverno alla primavera e l’arrivo della nuova stagione – detta anche del risveglio -, le giornate iniziano a farsi via via più lunghe. E anche se per poter godere di più ore luce sarà necessario aspettare il ritorno ufficiale dell’ora legale – che subentrerà all’ora solare nella notte fra sabato 27 e domenica 28 marzo 2021 – già in queste settimane a cavallo tra febbraio e marzo è possibile approfittare di qualche ora di sole in più. Una condizione di certo favorevole per la natura, che genera non pochi effetti benefici sulla salute e sul benessere mentale e fisico di molti individui.

Scienza, luce e allenamento

Come hanno dimostrato molte ricerche scientifiche, la quantità di luce e la sua tipologia (se si tratta, cioè, di luce naturale o di luce artificiale), produce effetti importanti sulla condizione psico-fisica umana. L’aumento progressivo – o la riduzione – delle ore di luce influisce sull’umore, sul riposo, sulla motivazione di ciascun individuo. Ma che dire dell’allenamento e della performance fisica?

I benefici della luce sull’allenamento

Secondo gli scienziati, tanto la quantità di luce quanto la sua tipologia (se è luce di tipo naturale o artificiale) condizionano, in generale, i livelli di energia e la capacità di concentrazione individuali. Se così, è giusto pensare che la luce incide anche sulle prestazioni atletiche. Motivo per cui vale la pena di sfruttare questa “variabile” a proprio favore, visto che può contribuire a migliorare e a dare una spinta in più all’allenamento.

Luce intensa per dare il meglio 

Non occorre essere degli scienziati per affermare che la luce del sole è vita. La luce è fonte di energia, di benessere interiore, migliora l’umore, influisce sullo stato psico-fisico generale degli esseri umani. Chi corre o fa esercizio fisico in ambienti chiusi lo sa bene: spesso una stanza male illuminata o illuminata solo con una luce artificiale non aiuta a trovare la motivazione necessaria per dare il meglio di sé. Lo conferma anche una ricerca, condotta dall’Università Scarborough di Toronto: una fonte di luce forte e ben definita induce le persone a vivere e a sentire le proprie emozioni in maniera più viva e più intensa, aumenta il loro grado di concentrazione e di determinazione e quindi le rende più focalizzate verso il raggiungimento dei loro obiettivi. Gli scienziati hanno scoperto, poi, che le lunghezze d’onda della luce intensa e brillante renderebbero le persone più motivate e vigili. Vien da sé, che nei mesi in cui le ore di luce sono ridotte, a volte ci si senta più scarichi, meno energici e più “pantofolai”. È il classico letargo invernale.Per questo gli esperti consigliano di sfruttare sempre al massimo le ore di luce e di scegliere i momenti centrali della giornata (la tarda mattinata o il primo pomeriggio) per affrontare gli allenamenti più duri.

Spazi verdi per un maggiore relax

A chi alla performance e alla velocità preferisce, invece, un approccio più zen, gli psicologi dell’Università dell’Hertfordshire consigliano di praticare yoga o meditazione alla luce del giorno, in prossimità di spazi verdi. Hanno scoperto, infatti, che la vista del colore verde aumenta la produzione di dopamina nel cervello, che ha una sensazione calmante. Le persone, in una condizione simile, sono risultate più favorevoli al pensiero e alla riflessione profonda. Ecco perché, un angolo raccolto in un parco soleggiato è il luogo ideale per una sessione di stretching, yoga o di rilassamento post-workout.

Luce, ritmo cicardiano e performance atletiche

Sincronizzare i ritmi individuali con la naturale alternanza luce-buio è indispensabile per mantenere in salute e in equilibrio le funzioni dell’organismo. Ciascun essere umano, infatti, ha un suo orologio biologico interno, che si occupa proprio di adattare i ritmi dell’organismo a quelli dell’ambiente esterno. I ritmi di funzionamento quotidiano di ciascun individuo – il cosiddetto ritmo cicardiano – consistono nelle variazioni cicliche che ogni giorno coinvolgono le sue attività biologiche. Come un orologio biologico, il ritmo cicariano (dal latino circa diem che significa intorno al giorno) si caratterizza per essere un complesso sistema interno responsabile di cicli riguardanti la pressione arteriosa, la temperatura del corpo, il tono muscolare, la frequenza cardiaca, il ritmo sonno-veglia, ecc.

Tre genetisti cronobiologici – Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young, vincitori del Nobel per la Medicina nel 2017 per le loro “scoperte dei meccanismi che controllano i ritmi circadiani”- hanno studiato il meccanismo che controlla questo speciale ritmo biologico e scoperto il sistema grazie al quale tutti gli organismi viventi regolano il proprio orologio circadiano in sintonia con l’ambiente esterno. I tre premi Nobel hanno spiegato come le piante, gli esseri umani e gli altri animali adattano i loro ritmi biologici per essere sincronizzati con un giorno solare. In sostanza, il loro lavoro è stato fondamentale per capire come la vita si sia adattata alla rotazione del nostro pianeta, che comporta costantemente l’alternarsi del dì e della notte. La maggior parte degli esseri viventi si adatta, e in molti casi anticipa, i cambiamenti nel breve periodo dell’ambiente in cui vive. Nel XVIII secolo i primi studi in tema notarono che alcune piante, come quelle della mimosa, aprono le foglie verso il sole di giorno e le chiudono di notte. Incuriosito dal fenomeno, l’astronomo francese Jean Jacques d’Ortous provò a lasciare una mimosa sempre al buio e notò che, nonostante l’assenza di luce, la pianta continuava a seguire il suo ciclo di apertura e chiusura delle foglie. Sembrava quindi che la mimosa avesse al suo interno una sorta di orologio biologico. L’orologio biologico interno di tutti gli organismi che popolano il pianeta terra, compresi gli esseri umani, varia al trascorrere delle ore: questo meccanismo, infatti, si adatta alle diverse fasi della giornata, regolando funzioni chiave quali i livelli ormonali, il sonno, il metabolismo, etc. Per questo motivo, se l’orologio interno è disallineato rispetto all’ambiente esterno (per cause come, ad esempio, il jet-lag) si registrano effetti negativi sull’organismo (poiché si crea un’alterazione proprio dei ritmi circadiani). Uno studio prodotto da Thomas Kantermann ha scoperto che l’esposizione alla luce influisce sul ritmo circadiano individuale, stimolando positivamente le prestazioni fisiche. Da qui l’idea che, per dare il massimo in allenamento, sia meglio farlo quando l’orologio corporeo può sperimentare la quantità maggiore di luce possibile, come la tarda mattinata o il primo pomeriggio.

Combattere lo stress con l’aiuto della luce

Una passeggiata di piacere all’aperto, si sa, è uno dei modi migliori per combattere lo stress e la stanchezza mentale.Lo stesso studio dell’Università dell’Hertfordshire menzionato sopra ha rivelato che la luce “blu-azzurra” del cielo era in grado di creare “una lieve forma di privazione sensoriale” negli intervistati, che aiuterebbe a rivolgere l’attenzione verso l’interno di sé e a distrarre, anche solo temporaneamente, dallo stress quotidiano con effetti benefici sull’umore generale. Di nuovo la luce e, in questo caso un bel cielo limpido, influiscono positivamente sulla resa psico-fisica individuale.

Il sole del mattino: un richiamo per il metabolismo

Una ricerca condotta dalla Northwestern University Feinberg School of Medicine ha scoperto, infine, che le persone che si espongono a una maggiore quantità di luce mattutina hanno una resistenza superiore all’insulina e risultano essere più in forma di quelle che hanno ricevuto la luce del sole più tardi nella giornata. Il sole, poi, fa bene alla salute, principalmente per via della Vitamina D che è “attivata” dai raggi UVB quando toccano la pelle. Gli esseri umani hanno bisogno della luce solare per produrre questa vitamina, che è fondamentale per fissare il calcio e che ha un ruolo determinante nel gestire tutti i sistemi metabolici dell’organismo.

 

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