giovedì 29 ottobre 2020

ORTORESSIA

QUANDO MANGIARE SANO DIVENTA UN'OSSESSIONE

di Maria Elena Perrero

Non è un vero e proprio disturbo alimentare, ma può portare comunque a conseguenze dannose per il fisico e la salute: parliamo della ortoressia. “Bisogna evitare un equivoco. Una persona che è molto attenta a mangiare bene, a stare in salute e a prevenire malattie fa benissimo a farlo. Questo non è una malattia, anzi, è il modo più economico ed efficace per prevenire moltissime malattie croniche della nostra epoca. Il problema è quando questo modello di alimentazione salutare diventa talmente rigido da portare ad ammalarsi, perché rende il fisico più fragile e malnutrito“, chiarisce a Gazzetta Active il dottor Stefano Erzegovesi, psichiatra e nutrizionista, primario del Centro Disturbi del comportamento alimentare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro di Milano.

Quando si può parlare di ortoressia?

“Ad oggi la ortoressia non è una categoria diagnostica riconosciuta dalle classificazioni ufficiali delle malattie. Ma è vero che, clinicamente, in questo momento si inizia ad osservarla più spesso. Con questo termine, però, non si intende stare semplicemente molto attenti a quel che si mangia godendo di perfetta salute. La ortoressia implica un’attenzione all’alimentazione che porta ad eliminare completamente alcuni gruppi alimentari necessari ad una buona qualità di vita. Estremizzando, infatti, si finisce per ritenere sano troppo poco cibo: si tolgono gli zuccheri, i prodotti non biologici, la carne, i prodotti che vengono da lontano… Alla fine quel che resta da mangiare è troppo poco e si finisce per essere denutriti. La ortoressia, come la anoressia, ha a che fare con un meccanismo di pensiero ossessivo. E il meccanismo ossessivo più viene portato avanti e più sembra non bastare: più tolgo dalla mia tavola alimenti “che ho letto su Internet che potrebbero farmi male” più, con il tempo, mi verrà da toglierne altri. La vera ortoressia ha a che fare con una persona con una salute precaria, sia fisica sia psicologica, e con la tendenza ad isolarsi dalle relazioni con gli altri”.

E’ vero che, invece, anche se si segue una alimentazione sana è bene ogni tanto ‘sgarrare’?

“Sì. Nelle tradizioni alimentari di tutto il mondo si trovano occasioni in cui, insieme, “si fa festa” a tavola. Questo ha un motivo conviviale, di qualità della vita in generale, ma anche di salute: se si segue sempre una alimentazione molto ristretta l’organismo percepisce la carenza e quindi si mette su un assetto di “allerta da carestia”, più risparmiatore. Un assetto, tra l’altro, che può anche portare, se non ad ingrassare, quanto meno a fare fatica a mantenere un peso stabile e sano”.

Nelle persone che tendono all’ortoressia lo sport ha un ruolo, per consumare ed essere più in salute? 

“Diversamente dall’anoressia, in cui ci si obbliga a fare sport “per bruciare calorie”, nell’ortoressia lo sport è presente in maniera meno esasperata: l’ossessione, di solito, si concentra di più sulla selezione del cibo “sano” e di meno sull’attività fisica”.

L’ortoressia può sfociare in disturbi alimentari?

“In circa la metà dei casi l’ortoressia è un sintomo preliminare, di esordio, di quello che poi diventa un disturbo anoressico. Questo per lo più nelle giovanissime”.

I social network, dove prosperano sempre più post a tema alimentare, che ruolo hanno?

“In questo momento il cibo è a tutti gli effetti un elemento cardine della nostra vita, non solo come semplice nutrimento, ma anche, e soprattutto, come fonte di piacere e consolazione. Del resto, insieme alla sessualità, il cibo è una necessità per la sopravvivenza della specie. Peraltro, nell’ultima decina d’anni, l’argomento “cibo” è diventato talmente presente da esserlo in modo eccessivo. Il cibo dovrebbe continuare ad essere qualcosa di semplice e quotidiano, che ti permetta di stare bene e di avere le giuste energie fisiche e mentali”.

I social possono esacerbare una situazione di pre-disturbo alimentare?

“Sì, ci sono dati scientifici che lo dimostrano. Tanto è vero che sui social va per la maggiore il trend della fitspiration, l’aspirazione ad essere in forma, seguito soprattutto su Instagram. Nelle persone predisposte, ad esempio eccessivamente perfezioniste, seguire le immagini di fitspiration può portare ad avere un comportamento maladattativo e quindi patologico in termini di disturbo alimentare”.

Il lockdown, lo stare chiusi in casa ha aumentato questa attenzione al cibo?

“Sì, soprattutto per quanto riguarda la sua componente consolatoria. La gente fa il pane, i biscotti e le torte, mentre dovrebbe approfittarne per prepararsi abbondanti porzioni di broccoli o carciofi. E’ chiaro che, per quanto sia sano, il potere consolatorio di un broccolo non è quello di un pane appena sfornato o di una torta al cioccolato. E poi il carboidrato, soprattutto se fatto di farine bianche iper-raffinate, gratifica molto. Ricordiamo però che, a differenza della gratificazione di un carboidrato integrale, lenta ma prolungata, quella dei prodotti raffinati è rapida e potente ma passa molto in fretta, lasciandoci con ancora più voglia di mangiarne”.

 

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