lunedì 22 giugno 2020

IL PUNTO DI VISTA


L'INIZIO DELLA FINE?
di Ferdinando Palermo

Buongiorno a tutti i lettori e grazie al redattore capo per lo spazio che gentilmente mi concede per esternare il mio sfogo sulla più amata dell'Italia calcistica che vive certamente un momento epocale non certo facile. Due finali consecutive perse in ambito nazionale sono un dettaglio da non trascurare ed anche il famigerato " bel gioco" (sono d'accordo con mister Allegri non ho mai capito cosa voglia significare giocare bene) latita. L'argomento, credo sia inevitabile, è la rivoluzione non riuscita, per l esattezza `la non trasformazione di una Juventus capace di vincere con il bel gioco". Si possono tutte e due le cose fondere e` diventare un binomio vincente? La storia ci insegna che un determinato popolo, o squadra in questo caso, vince, o per lo meno si rispecchia, nella propria identità da sempre.

Non siamo forse da sempre l'Italia tutta difesa e contropiede come da nostro dna? I mondiali 2006 sono l'emblema . Quando mai una Juventus e` stata capace di vincere unendo bel gioco (raramente) e risultati? Il bel gioco non equivale a risultati nella maggior parte dei casi...e si riempiono la bocca di bel gioco solo quei trainer che guarda caso non hanno mai vinto nulla o quasi. Ci ricordiamo solo pochissime volte una Juventus spettacolare, che sia stata di Lippi o di Capello o di Trapattoni? Squadre vincenti ma con una propria identità, capace anche di fare super partita ma rispecchiando sempre grande disciplina tattica, sacrificio, abnegazione e soprattutto con grande fisicità e atletismo, unita naturalmente alle grandi individualità passate (Del Piero, Zidane, Platini,  Baggio). Sembra di rivedere gli anni '90 quando si chiese a un certo Maifredi di fare la stessa cosa di Maurizio Sarri. "Ci sarà un motivo se un allenatore non vince mai o quasi"? (epica una conferenza di mister Allegri in tal senso)? Siamo a due finali su due perse ed e` il preludio ad un finale di stagione pieno , zeppo di dubbi con un tricolore da difendere ed una Champions da non perdere certo col Lione. Sarri, diciamolo chiaro e tondo, non appartiene a questo mondo a tinte bianconere nè per stile ne' per abile comunicatore, ed al di la delle scelte errate in toto nel mercato compiuto dalla società la scorsa estate, e' stato sino ad ora l'ago della bilancia negativo che ha fatto perdere le normali certezze acquisite dagli atleti negli ultimi ottono anni targati prima Antonio Conte poi Massimiliano Allegri. Sperando in un futuro prossimo più roseo rimango della mia idea:
mai cambiare il proprio stile. La storia insegna. Fino alla fine sempre.

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