LA PAROLA A MISTER FANELLO
Prima mio ex giocatore in Eccellenza proprio a Sambiase, adesso trainer della formazione giallorossa lametina: Mister Danilo Fanello si porge ai nostri taccuini con la sua consueta disponibilità e ci rilascia una bella intervista.
- Allora mister Fanello, più facile fare il giocatore o l’allenatore, e quali le differenze?
- "Senza ombra di dubbio fare il giocatore è molto più semplice, essere allenatore comporta molte più responsabilità, non sono dal punto di vista tecnico/tattico, ma anche psicologico, in quanto dal mio punto di vista, è importante creare un rapporto empatico con i calciatori in modo tale da conoscere con esattezza pregi e difetti. Unire il pensiero e le idee di 24 (calciatori) teste non è facile e ciò rappresenta lo step più importante nella formazione del gruppo".
- Perché i settori giovanili professionisti del sud, tranne qualche rara eccezione sono molto lontani in termini di competitività da quelli del centro nord ?
" Credo che uno dei problemi maggiori nei nostri settori giovanili sia quello della mancanza di adeguate strutture sportive che permetterebbero ai tanti giovani di avere maggiori possibilità. È importante secondo me anche che noi allenatori entriamo totalmente nell’ottica che sia più importante “formare” i ragazzi a 360* e non andare solo alla ricerca esasperata del risultato".
- Sei un cultore del risultato o del bel gioco?
"Sono dell’idea che se si gioca bene è più facile ottenere un risultato positivo: ai miei ragazzi cerco di inculcare una mentalità propositiva contro qualsiasi avversario e la voglia di essere sempre ambiziosi e di non accontentarsi mai per potersi migliorare anche come persona.
- Un buon allenatore deve essere più preparato tatticamente, dal punto di vista motivazionale o comunicativo?
" Per essere un buon allenatore ritengo che tutti questi fattori siano importanti e, la mancanza di uno di questi elementi, possa influire negativamente in quella che è la nostra professione. Il calciatore ha bisogno di nozioni tattiche, tecniche ma anche e soprattutto di un approccio importante a livello mentale.
- Parlaci della tua esperienza al Sambiase e come pensi possa ripartire il campionato o la futura stagione?
" La mia esperienza a Sambiase è nata 3 anni fa, quasi per caso, in quella che per me è stata la prima panchina con i “grandi” in una piazza calda ed esigente che per fortuna già conoscevo da calciatore. Sono stati tre anni intensi e ricchi di soddisfazioni ed emozioni, la vittoria dei play off dello scorso anno e il raggiungimento dell’Eccellenza ha coronato 2 anni di intenso lavoro. Quest’anno - aggiunge il mister - non riesco a definirlo e per quanto riguarda la ripresa credo che avremo molte più problematiche da affrontare rispetto alle società professionistiche. Allo stesso tempo credo sia fondamentale che gli organi competenti prestino le dovute attenzioni al fine di evitare che questo grande mondo dilettantistico possa rischiare di scomparire perché ciò comporterebbe la fine del sogno di tanti giovani calciatori, il fallimento di tante società gloriose e non da ultimo la fine di un momento importante di aggregazione sociale. Il calcio, soprattutto nel sud, viene vissuto con passione ed amore e questi sono sentimenti che ti fanno vivere meglio. Per la mia esperienza posso dire che tifosi come quelli del Sambiase sono il dodicesimo uomo in campo: Concludo ringraziandoti per l'iniziativa stupenda che stai promuovendo attraverso il tuo blog dando a noi tutti addetti ai lavori la possibilità di esprimerci e di tenerci in contatto in questo momento particolare".
venerdì 15 maggio 2020
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