di Alessandro Gallo.
Quella volta che il pallone era bucato o addirittura incastrato tra i rami dell’inutile albero messo proprio lì, in mezzo al parcheggio dove quotidianamente ci si sfidava non per un contratto d’immagine e neanche per uno da professionista, ma solo per poter canzonare il tuo migliore amico fino alla prossima sfida condominiale…garantirsi l’immunità dagli sfottò per almeno 18 ore…quelle che ci dividevano dalla prossima battaglia calcistica. E si giocava con tutto e tutti, senza che il pallone fosse in senso letterale il protagonista…fantasticamente unica cosa che contava infatti, era possedere un oggetto di qualsiasi natura e forma che rotolasse…a volte anche una lattina schiacciata o una palla assemblata (…e non assembrata!!!) con pagine della Gazzetta del Sud rubate al nonno (che ovviamente ti inseguiva perché lo avevi privato della lettura della cronaca locale o addirittura di quella della terza categoria girone serie D !!) e “scotch-iate” con nastro adesivo anche quello rubato dal cassetto della scrivania del nonno…a proposito, da lì sparivano pure le monete del nonno per andare a comprare la lattina!!!…chi aveva invece il nonno benestante comprava con il bottino anche il super santos o ancora meglio il tango!!!

Ecco quello che si condivideva prima di una gara di pallone tra pazzi marmocchi…una lattina schiacciata, le ginocchia sbucciate, la fuga dai nonni e perché no, a volte anche dai proprietari di casa o di auto che avevano non apprezzato una staffilata conclusasi con la deviazione provvidenziale dello specchietto retrovisore o finita clamorosamente in cucina al terzo anello…ops piano!!!.
Da qui nasce la passione per il gioco…e non parlo di quello in cui sei il solo protagonista…tennis, danza artistica, ping pong, nuoto, parliamoci chiaro che sport sono?...la condivisione di un gol, di una parata, di una sconfitta, l’amarezza per un rigore sbagliato, il pianto di uno spogliatoio o la gioia di un abbraccio per il gol della vita realizzato tra portici di madonna dei cieli o di via forni…ma che ne sanno di scarpe prestate perché non potevi utilizzare quelle del lunedì per andare a scuola o di bottiglie d’acqua passate di bocca in bocca tra la gente di interi rioni!!!...e loro ora vogliono farci condividere anche quello che non possiamo vedere ma che possiamo subire?...vogliono i benpensanti far in modo che la passione di milioni di ragazzi sia condizionata da una birra a forma di virus?
Non scherziamo con i sogni e le passioni di tutti noi eterni peter pan…si stava bene e siamo cresciuti in salute, nonostante si giocasse a piedi nudi sull’asfalto rovente o tra i campi incolti che si trasformavano in perfetti manti erbosi nelle nostre menti “positive”…e solo a fine pomeriggio quando ritornavi a casa sudicio di fango abbracciato ai tuoi compagni, ridotti al tuo pari, ti rendevi conto di quanta riconoscenza e rispetto merita lo sport!!!.
Proprio così bisogna avere rispetto per lo sport in generale ed ancor di più per quello praticato ed averne soprattutto nei confronti del bene assoluto...la propria vita!. Oggi è bene ricordare il “nostro” sport ed apprezzarlo di più proprio perché non possiamo praticarlo come allora. Bisogna saper fermarsi e rispettare…questo il nostro senso di rispetto!.
Il nostro è uno sport di contatto fisico, in cui, soprattutto in strutture al chiuso, si suda tanto in questo periodo dell’anno; è uno sport praticato spesso in palestre comunali, utilizzate da altri dilettanti che magari hanno terminato la loro gara da poco e devono utilizzare gli stessi spogliatoi contemporaneamente ad altri; è uno sport in cui il tuo avversario può con molta probabilità essere uno dei tuoi migliori amici perché gioca con l’altra squadra del quartiere e quindi scambiarsi anche un semplice “5” diventa una cosa quasi istintiva; è uno sport che ha abbracciato le indicazioni sul fair play e dunque attività abituata a rendere omaggio ai propri avversari con una stretta di mano o con un cadeaux di benvenuto. È una situazione che diventa sempre più di difficile gestione solo a pensare alle comuni abitudini che ci sono dietro anche una semplice gara di calcio a 5 provinciale.
Siete stati voi del resto, a presentarci questa nuova vita con profili di cautela, sanificazione, possibilità di vedere con il contagocce i congiunti (chi cazz sono sti congiunti) solo dopo la quarantena (che per inciso i miei professori mi hanno spiegato che sono 40 giorni e non 15) ed ora, con assoluta noncuranza dei principi sportivi e di ciò che lega i suoi amanti, pressate silentemente affinché il gioco più bello del mondo ricominci per non si sa quale fottutissimo motivo?. Non saremo più capaci di relazionarci come prima e francamente anche le tensioni che avete pensato bene di diffondere con equilibrato pessimismo, non aiutano. Siete Voi che non avete risposte ai casini che scientemente create.
CI DOBBIAMO FERMARE…NON SI PUO’ PIU’ RIPARTIRE…ecco l’unica soluzione!
Lo volete dire o no?...non avete il coraggio di esporvi perché siete legati al poter del mercato…noi no!
Siamo liberi come i sogni in cui da piccoli eravamo noi protagonisti, come quando prima del tiro in porta gridavi, alla Nando Martellini in telecronaca, il nome del tuo idolo, sperando di emularne le gesta e soprattutto il risultato…siamo incondizionatamente legati alla passione, voi no; siamo noi che vi consentiamo di parlare di sport e far crescere il movimento, voi no!
Siete solo egoisti e concentrati sul profitto, noi no e ce ne vantiamo!
Al pari nostro siete dei dilettanti; noi, sportivamente parlando, apparteniamo a quella squadra numericamente superiore a qualsiasi altra categoria di professionisti che litiga settimanalmente con le proprie famiglie per 2 ore di sfogo su un campetto sperduto di periferia e magari spendendo anche denaro proprio.
Voi, con le vostre capacità gestionali, perché pensate di mandare allo sbaraglio proprio la passione di chi ha cercato di capire e sostenere in queste giornate difficili, le Vostre decisioni??
Non siamo pronti e preparati a gestire un rientro alle competizioni…e questo lo gridiamo a gran voce…NON SIAMO PRONTI!!!. Solo chi pensa sia una cosa plausibile è un vero sognatore…ma non di quello sport che da piccoli immaginavano, ma del proprio forte senso di egoismo e avidità che caratterizza anche questo scorcio di mondo.
In parole povere, non abbiamo la possibilità di garantire ai nostri tesserati di poter continuare a sognare gesta eroiche in campi di guerra sportiva e o semplicemente di poter abbracciare un compagno dopo un gol, ma siamo onesti e maturi di invitare i nostri compagni a condividere con le proprie famiglie cosa significa per noi lo sport e, magari, ad insegnare ai propri figli l’importanza della parola condivisione.
L'unica cosa che, MOMENTANEAMENTE, ci sentiamo di fare; l'auspicio è che presto molti altri si affiancheranno alla nostra chiara presa di posizione. In caso contrario, per noi, cambierebbe poco visto che non potremmo mai rischiare di deludere i nostri unici e soli “punti di riferimento”: LE NOSTRE COSCIENZE.