Elisa Giovene, nasce e vive a Catanzaro. Da dieci anni si occupa di giornalismo, a ciò si aggiunge la grande passione per la poesia, che coltiva sin da ragazza. Questa sua propensione, ultimamente viene ampliata dalla poesia vernacolare, trovando ispirazione dall’amore per la sua città. Partecipa a numerosi concorsi di poesia (Premi Poesia “Alda Merini”, Premio Poesia Vincenzo Ammirà, Premio Poesia “Nessuno è Perfetto”, Premio Poesia “Un fiore colto e l’altro donato” di Aletti editore), ricevendo attestati e premi di merito per i suoi componimenti. Nell’ottobre 2019 vince il primo premio, per la sezione “seniores”, al concorso di poesia “Nessuno è Perfetto” indetto dall’Associazione Letteraria “Società Dante Alighieri” svoltosi a Catanzaro nella “Sala Concerti” del comune, con la poesia “L’ulivo secolare”.
Il secolare ulivo, figura simbolica, dall’alto di un colle ammira una “verdeggiante valle”, che altri non è che la terra di Calabria. Una terra, ricca di paesaggi stupendi ancora selvaggi e da scoprire, ma anche una terra dove il lavoro ha rappresentato un cardine portante, che, alle volte, ha incluso anche un triste abbandono. Oggi, si scorge una Calabria nuova, ove le nuove generazioni sono determinate a restare nella propria terra, proiettate verso un’altra dimensione che vede l’utilizzo di tutte quelle potenziali risorse che essa può offrire!
L’ULIVO SECOLARE
Da anni era lì, quel secolare ulivo,
lungo il pendio di un prominente colle.
Ammirava dall’alto, quella verdeggiante valle,
i pioppi e i larici con le chiome al vento,
lungo le rive di quell’argenteo fiume,
che antichi uomini avean forse navigato.
Ammirava dall’alto, quelle scoscese rupi,
che scendean quasi a voler baciare quell’amata terra.
Una terra, lavorata da braccia vigorose e forti,
ove il sudore incorniciava le corrugate fronti.
Ammirava dall’alto, quello spettacolo divino,
una terra, ove il lavoro non s’era mai svilito,
ma imperituro avea predominato nelle famiglie calabre.
Da anni era lì, quel secolare ulivo,
quasi a voler veder altra generazione,
non costretta ad abbandonar quella possente valle.
Ammirava dall’alto l’evolvere del tempo,
a rinnovar ricordi di fervide battaglie,
ove il lavoro venia difeso per un po’di cibo.
Ora é sempre lì e dall’alto di quel colle,
vede una Calabria ancor più viva,
mossa da ardore e vigorose menti,
pronte a rinnovar quelle antiche gesta,
che tanto valsero a difender la propria terra,
degna di immenso amore e di geniali imprese.