mercoledì 20 maggio 2020

EDUCARE AL MOVIMENTO

Transfer e Competenze Motorie
a cura del Prof. Francesco Rosa 


"Il transfer é la capacità di saper trovare una risposta motoria in un
contesto nuovo, utilizzando quanto appreso in precedenza, in altre
esercitazioni o azioni (differenti da quella che ci si accinge a risolvere). Il
transfer puó essere positivo, negativo o neutro. Transfer é saper trasferire
e generalizzare. Didatticamente parlando, puó essere utile far notare le
somiglianze tra le abilità per richiamare alla memoria precedenti
acquisizioni;  altresì utile sarà richiamare gli stessi principi biomeccanici,
sollecitare l'allievo ad analizzare un nuovo movimento per scoprire gli
elementi simili che possono facilitarlo. Il transfer si realizza più facilmente
ad inizio apprendimento visto che, successivamente, l'abilità diverrà più
specifica. Il transfer raramente risulta negativo.

La competenza motoria indica la comprovata capacità di usare conoscenze,
abilità e capacità personali, sociali e metodologiche, in ambito ludico,
espressivo, sportivo, del benessere e del tempo libero. Le competenze sono
espresse in termini di responsabilità, autonomia e consapevolezza.
Un’altra definizione di competenza che può chiarirci ancor di più le idee è
che l’individuo risulta competente quando, attraverso l’utilizzo delle
conoscenze e le abilità pregresse, riesce a risolvere un contesto
problematico nuovo e produrre nuova conoscenza.
La seconda definizione di competenza, potrebbe indurci a pensare che ci
basti didatticamente stimolare l’allievo a confrontare vecchi e nuovi
elementi di un programma motorio (transfer motorio) per far acquisire
delle nuove competenze motorie proprio perché attraverso le conoscenze 
pregresse si riesce a risolvere un nuovo compito motorio, ad esempio negli
sport situazionali questo aspetto è ben marcato.
Credo che analizzando sia il concetto di transfer che quello di competenza 
motoria, si intuisce facilmente che sono due cose diverse anche se
collegate tra loro, ovvero il transfer velocizza l’acquisizione di nuove abilità
mentre la competenza, che ha una natura trasversale, dovrebbe facilitare,
velocizzare, economizzare, anticipare il transfer motorio per risolvere nuovi
contesti".

Come si traduce tutto ciò dal punto di vista didattico?

"Credo che un programmazione didattica di alto livello debba tener conto non
solo della variabilità, trasferibilità, metastrategie a sostegno della
multilateralità e della polivalenza (polisportività) ma anche di tutti gli aspetti
cognitivi, affettivi e relazionali che proprio differenziano il transfer dalla
competenza motoria.
Programmare e soprattutto valutare gli aspetti qualitativi, è sicuramente
l’ambito più difficile per un operatore delle scienze motorie, ma credo che
bisognerà puntare su questi aspetti del processo formativo di un individuo, ​
sia per un corretto sviluppo motorio sia per tutte le ricadute che
un’impostazione di questo tipo può avere su tutti gli ambiti di personalità.
Faccio un esempio pratico:
Un gruppo classe di bambini di 8 anni deve svolgere un gioco sulla
capacità di organizzazione spazio-temporale con la palla.
Diamo per scontato che l’operatore utilizzi dei metodi induttivi, che quindi
facilitino nel bambino l’acquisizione di schemi aperti e flessibili e che nelle
lezioni successive richiami l’attenzione sulle acquisizioni precedenti; fino a
questo punto ci si ferma al transfer motorio. Se vogliamo alzare l’asticella,
l’operatore ad esempio, potrebbe sollecitare gli alunni alla riflessione,
con delle richieste del tipo:
 Proviamo a riflettere come lanciare la palla
 Troviamo delle strategie
 Perché lanciando in quel modo funziona meglio
 Ognuno provi liberamente
 Osserviamo i compagni
 Facciamo una sfida a squadre, ecc. ecc.

Quando l’alunno viene sollecitato anche da questo punto di vista si va a
incidere su quegli aspetti che differenziano il transfer dalla competenza,
ovvero quegli aspetti di autonomia, responsabilità e consapevolezza.
Ad esempio, un atleta potrebbe utilizzare un gesto motorio che aveva
imparato da bambino e che ha trasferito in una competizione sportiva per
risolvere un’azione motoria in modo diverso da ciò che aveva imparato in
allenamento. E’ capitata una cosa del genere a un cestista in una finale di
coppa del mondo, in cui fece l’ultimo canestro che portò alla vittoria la sua
nazionale. E’ stato analizzato il gesto e si è scoperto che da bambino 
imparava a saltare tra gli ulivi di suo nonno e in finale, utilizzò un salto che
aveva appreso in quella fascia d’età. Sicuramente c’è stato un transfer 
motorio, ma cosa lo ha portato a tirar fuori quel gesto?
La domanda che vorrei porre a voi lettori è: basta lavorare sul transfer per
favorire nell’atleta la capacità di risolvere contesti come quello sopra?

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