a cura del Prof. Vincenzo Scirrotta
In questo periodo segnato dalle tante limitazioni date dal Covid 19, ci si è focalizzati soprattutto sulle problematiche sanitarie ed economiche che senza ombra di dubbio porteranno degli strascichi importanti sul futuro della nostra nazione. Una problematica se non sottovalutata ma sicuramente poco presa in considerazione e di cui non si è parlato abbastanza, è il danno pedagogico che la pandemia ha causato.
Il fatto di aver indotto ad una didattica a distanza gli studenti di ogni ordine e grado è stato deleterio sotto l’aspetto formativo. Programmi stravolti e rimodulati, piattaforme e strumenti ai quali ci si è dovuto adattare e per i quali ci si è dovuto attrezzare in breve tempo creando non pochi problemi ad alunni e insegnanti.
Insegnanti non particolarmente formati per la DAD (didattica a distanza), buttati nella mischia , mamme a fare da supporto e figli davanti ad un tablet o al solito cellulare quasi come se già lo usassero poco. Risultato? Programmi non completati nonostante lo sforzo degli addetti ai lavori, un danno pedagogico al quale sarà difficile porre rimedio e soprattutto un forte contributo a posture errate. Una breve ma doverosa premessa per arrivare all’argomento che voglio trattare sempre più presente nelle nuove generazioni.
Fino ad una decina di anni fa, la maggior parte delle patologie legate alla colonna vertebrale in età evolutiva erano legate a paramorfismi e/o dismorfismi della colonna date da condizioni genetiche o cattive abitudini posturali e le percentuali in questo senso non erano molto elevate, non lo erano per il semplice fatto che si prediligevano ancora i giochi popolari e lo stare per strada. Oggi si ha un quadro diverso e molto più aggravato di tale patologie che, non solo sono aumentate, ma sono mutate proprio in relazione alle abitudini quotidiane e all’uso esagerato di dispositivi tipo tablet e soprattutto smartphone.
Ma cosa centra il coronavirus?
La pandemia ha sicuramente amplificato tutto questo. Bambini costretti a restare fra le mura domestiche che , senza poter sfogare la propria vivacità nel gioco e nelle attività quotidiane, hanno trovato nel proprio cellulare un compagno inseparabile. Posture errate, sedentarietà, occhi stanchi e l’insorgenza di una pigrizia patologica capace di far dire no, anche ai maschietti, ad un pallone da calcio, simbolo del gioco da strada che ormai è diventato solo un bel ricordo dei papà.
Il continuo uso di dispositivi per ‘’ammazzare’’ il tempo ha contribuito ad accrescere la dipendenza da essi e messo in risalto alcune patologie che oggigiorno sono molto frequenti, non solo negli adolescenti, che come si può ben comprendere ne pagheranno le conseguenze negli anni a venire, ma anche negli adulti.
Gli adulti che possiedono uno smartphone sono circa il 63%, mentre i ragazzi sono il 73%, di questi quasi il 25% di essi lo guardano costantemente. Un adulto mediamente trascorre 1400 ore all’anno davanti allo smartphone mentre i ragazzi ne trascorrono circa 5000. Niente male direi…
Ma cosa vogliono dire questi numeri?
Stare molte ore in quella che gli esperti chiamano’’ postura a capo anteposto’’ porta ad una condizione denominata ‘’Text Neck’’ cioè una situazione di dolore costante al collo, al dorso e alle spalle. In buona sostanza , più guardi verso il basso , più il peso che porti sul tuo collo aumenta. Una testa di un adulto pesa 4-5 kg in posizione neutra e 27 kg se flessa a 60 gradi!
Quali sono i Rischi?
• Danni precoci alla colonna
• Perdita della curva naturale del tratto cervicale
• Dolore cronico
Consigli per evitarlo:
La cosa più efficace sarebbe quella di ridurre le ore davanti ad uno smartphone , ma se proprio non riesci a farne a meno….
1. Sforzati di stare in posizione neutra, così che le orecchie siano allineate alle spalle
2. Tieni il telefonino davanti a te mentre mantieni dritti il tuo collo, le spalle e il dorso
3. Se guardi in basso verso lo smartphone fallo solo utilizzando gli occhi
4. Evita di passare molte ore ogni giorno sul tuo smartphone e ricordati di fare pause frequenti