lunedì 4 maggio 2020

AVVOCATURA DELLO SPORT

Avv. Antonio Rocca
Esperto di diritto sportivo. Ex calciatore professionista e dilettante. Calciatore di beach soccer in Serie A. Nel 2017 è stato Relatore al Primo Congresso Internazionale di diritto sportivo tenutosi presso l’Escuela Universitaria Real Madrid Universidad Europea. Ha numerose pubblicazioni scientifiche; da diversi anni è docente al Corso di perfezionamento in diritto sportivo e giustizia sportiva Lucio Colantuoni presso l’Università Statale di Milano.

- Avv. Rocca lei ha difeso il Matera Calcio durante la stagione sportiva 2017/2018, in ordine alle penalizzazioni che passarono da -3 a -19 punti in classifica subite dal Club per i mancati pagamenti ai propri tesserati: ci racconti quella esperienza
"Si, è stata un’avventura affascinante per chi ama lavorare in questo settore. Sono subentrato in una situazione disperata, il Matera, infatti, che era già stato sanzionato con -3 punti di penalizzazione, dal secondo-terzo posto, era scivolato in fondo alla classifica, tra le squadre che si giocavano la permanenza in serie C. per essere stato ulteriormente sanzionato con altri 16 punti. Ricordo notti insonni, frenetici viaggi sulla tratta Catanzaro-Firenze-Roma. Ricorsi ed atti di appello preparati ed inviati su treni e, addirittura, in Stazione Termini. Ma, alla fine, sono riuscito dove più blasonati e noti colleghi del settore non sono arrivati e questo risultato è merito anche di chi insieme a me ha lavorato “dietro le quinte” in questa vicenda e mi riferisco ai preziosissimi avvocati Massimiliano Valcada, Fabio Iudica e Cristina Varano. Non solo la sanzione è stata ridotta di ben 6 punti ed il Matera per soli 2 punti ha sfiorato di rientrare nei playoff, ma, soprattutto, con il lavoro svolto, si è concesso al club di iscriversi al campionato successivo".


- Cosa ci può dire invece di questi campionati?
I campionati devono essere conclusi! Tant’è che condivido pienamente il pensiero del Vice Presidente della Lega Pro Jacopo Tognon, il quale è stato l’unico al Consiglio direttivo di Lega di non accettare l’idea di terminare i campionati, peraltro, con previsioni abbastanza discutibili.
Non sarebbe corretto assegnare scudetto, promozioni e retrocessioni a tavolino, senza lottare sul campo. Ciò, andrebbe a ledere ogni sano principio che regna nello sport.
Neppure l’altra opzione di non assegnare nulla per la stagione in corso, come se la stessa non fosse mai esistita, mi sembra onestamente poco condivisibile... bisogna concludere la stagione sportiva, prendendo tutto il tempo necessario non solo per salvaguardare la salute degli sportivi ma anche la salute dell’intero genere umano. E’ abbastanza scontato dirlo, ma ormai del virus dovremmo farcene una ragione e convivere con esso fintanto che non riusciranno a trovare una soluzione per debellarlo. Passerò per indelicato, ma the show must go on. Prima o poi bisognerà ripartire, purchè, ripeto, lo si faccia in totale sicurezza. Qualora  - continua Rocca -si dovesse arrivare troppo lunghi, ad esempio, a ottobre o novembre, si potrebbe pensare di programmare un campionato del tutto nuovo. Si potrebbero sfruttare i mesi di dicembre e gennaio per il mercato e la fase di preparazione, stabilendo come inizio il mese di febbraio. Dopodiché si aprirebbero due scenari: organizzare un campionato prendendo di riferimento l’intero anno solare, oppure, ed è questa la tesi che più mi stuzzica, organizzare all’interno dell’anno solare due campionati, tipo quelli brasiliani o argentini: in tale ultima ipotesi, ci sarebbero promozioni e retrocessioni ogni sei mesi, ci sarebbe maggiore vitalità e soprattutto si darebbe la possibilità ai tifosi di sognare la propria squadra in Serie A nel giro di un solo anno. Un campionato italiano “dinamico” in linea con i tempi.
Proporrei, inoltre, di sperimentare una Coppa Italia unica, coinvolgendo anche le società dilettantistiche. Tale iniziativa potrebbe generare entusiasmo non solo in un settore flagellato, quale quello dilettantistico, ma altresì favorire momenti di festa, all’insegna dello sport, su tutto il territorio nazionale, dopo un lungo e triste periodo di reclusione. Si potrebbero programmare fasi preliminari, ad eliminazione diretta, in cui saranno le stesse società dilettantistiche ad ospitare, in impianti sportivi idonei, i blasonati club professionistici. Sarebbero assicurati stadi pieni e con i ricavi si potrebbe dare un po' di ossigeno al settore dilettantistico"

-  Queste sue idee come si concilierebbero con le competizioni europee?
Se si optasse per un campionato unico, allora, si continuerà ad applicare lo stesso format del passato, con l’unica differenza che il periodo di riferimento coinciderà con l‘anno solare.
Scegliendo, invece, la seconda opzione, al termine di ogni mini campionato verranno decretate le sole promozioni e retrocessioni, mentre solamente alla fine del secondo mini-campionato, sarà generata una classifica finale, ove si decreterà la vincente lo scudetto e le società che prenderanno parte alle competizioni europee. Tutti le gare saranno degli scontri diretti.
Come avrà potuto capire dalle mie risposte, ritengo sia necessaria una riforma radicale dei campionati (attualmente troppo lunghi e talvolta noiosi), la cui gestione, spesso, per molte società, anche professionistiche, è insostenibile".

- Quanto alle competizioni della Nazionale?
Una programmazione dei campionati in tale senso favorirebbe la nostra Rappresentativa Nazionale, in quanto i calciatori, avrebbero meno partite sulle gambe ed arriverebbero già ad Euro2021, alle Olimpiadi, ai prossimi Mondiali, molto più brillanti e competitivi.

- Sulle recenti questioni contrattuali cosa ne pensa?
Si discute molto su come gestire i contratti di calciatori e tecnici in scadenza al 30 giugno, in questo periodo di inattività.
Potrei risponderLe esponendole due fronti di affrontare l’emergenza assunti da due società bianconere: la Juventus, da un lato, e l’Ascoli, dall’altro lato.
La soluzione raggiunta dalla Juventus è impeccabile ed i meriti vanno ripartiti in egual misura a calciatori, staff tecnico e dirigenza.
Molto discutibile, invece, è la condotta tenuta dell’Ascoli. La società, infatti, avrebbe licenziato il proprio tecnico ed il suo staff fondando tale scelta sull’intervenuta eccessiva onerosità dei loro contratti e sulla necessità di adottare misure di contenimento dei costi per la sopravvenuta causa di forza maggiore, legata al virus ed alla sospensione delle attività. La questione verrà decisa dal Collegio Arbitrale, tuttavia, senza conoscere nello specifico la vicenda, non mi meraviglierei se il Collegio rigettasse il ricorso o se, molto più probabile, nelle more le parti riusciranno a concludere un accordo transattivo. Di certo, la vicenda è molto interessante per gli addetti ai lavori.
In ogni caso, la questione contrattuale, nel complesso, è molto delicata, perché intervenire in un modo o nell’altro significherà scontentare sempre qualcuno.
Si rende necessario ed opportuno, per il futuro, adottare una modifica dei contratti-tipo e degli Accordi Collettivi di categoria, mediante la previsione di scadenze contrattuali che facciano riferimento al concetto di “stagione sportiva”, intesa come ultima partita ufficiale del club e non solo ad una precisa data. Così, in periodi eccezionali, come quello attuale, non ci sarebbero problemi di scadenze prima della conclusione di campionati e coppe.
Per evitare, inoltre, che i club, in tali situazioni, approfittino dell’emergenza per eludere i pagamenti degli emolumenti ai propri tesserati, ciascun Accordo Collettivo potrebbe prevedere norme che dispongano la riduzione automatica degli emolumenti per tutti i tesserati: a) del 70% in caso di sospensione di tutte le attività del club (compresi gli allenamenti); b) del 50% alla ripresa delle sole sedute di allenamento. La corresponsione integrale della retribuzione avverrà ovviamente alla ripresa delle attività ufficiali (campionato e coppe).
Tale riduzione, tuttavia, non dovrà applicarsi ai tesserati che percepiscono il minimo salariale.
Per agevolare i club al pagamento dei propri tesserati, aggiunge l'avvocato, in queste situazioni di emergenza, ogni Lega potrebbe prevedere lo svincolo delle somme “a credito”, maturate dai vari Club, durante la stagione oppure lo svincolo di parte della fideiussione depositata all’atto dell’iscrizione".
- Sul mondo dilettantistico cosa ci dice?
E’ la categoria che più risente del difficile momento legato soprattutto alla sospensione delle attività.
Il Governo dovrebbe adottare misure a sostegno del settore dilettantistico, in particolare, ritengo di primaria importanza rivedere il sistema delle sponsorizzazioni. Bisogna far riavvicinare le piccole e le medie imprese al mondo sportivo dilettantistico, favorendo l’immissione di liquidità nel settore e, contestualmente, assicurando alle stesse imprese una vantaggiosa opportunità di investimento.
Stimo profondamente chi attualmente presiede una società o decide di investite nello sport perché dimostra un enorme coraggio e, soprattutto, un grande amore per questo settore.
Quanto ai calciatori dilettanti, invece, sarebbe necessario estendere la possibilità di stipulare accordi economici anche nelle categorie inferiori, non solo in Serie D, prevedendo magari un minimo ed un massimo “salariale”, così da garantire a tutti i calciatori modesti introiti. Penso a coloro che studiano e giocano a calcio nelle serie minori per pagarsi gli studi e non gravare sulla famiglia; penso a coloro che lavorano, ma necessitano di un ulteriore introito per soddisfare le esigenze familiari.
Tale prospettiva agevolerebbe, poi, anche le stesse società dilettantistiche, le quali, nell’essere obbligate ad applicare determinati parametri, potrebbero meglio organizzare la gestione sportiva e non assumere accordi che non sarebbero mai in grado di rispettare.
Dopo tutto, nel settore dilettantistico sono già previsti dei “limiti” del genere per gli allenatori, pertanto, perché non applicarli anche ai calciatori?
Non esistono dilettanti di Serie A e dilettanti di Serie B... il dilettante è colui che milita dalla Serie D alla Terza categoria, senza distinzioni.
Inoltre, tutti i dilettanti dovrebbero godere delle stesse tutele ad oggi previste per i soli professionisti (in termini assistenziali e previdenziali oltre che a livello “contrattuale”). Mi auspico che l’opera di riforma dell’ordinamento sportivo, avviata con l’emanazione della Legge n.86/2019, concretizzi queste mie aspettative.

- Lei svolge anche la professione di Agente sportivo?
No, al momento no. Assisto Agenti sportivi, Allenatori, Preparatori atletici, calcatori e società, ossia tutti coloro che operano nel settore.
Tuttavia, mi piacerebbe avvicinarmi ai giovani calciatori, ma con un approccio totalmente diverso da chi svolge l’attività di Agente sportivo. Sono nato e cresciuto in un campo, seguivo mio padre ad ogni allenamento o partita domenicale, era sempre al suo fianco quando compilava la sua agenda per preparare l’allenamento della settimana successiva o quando davanti ad una lavagnetta preparava tatticamente la partita e come tutti i bambini appassionati del gioco del calcio sognavo di diventare un calciatore di Serie A. Mi sono fermato a due categorie inferiori, ma il sogno l’ho assaporato e mi ha permesso di capire molte cose che ruotano attorno al calcio.
Ora, io sono stato fortunato a capire in tempo dove sarei potuto arrivare ed ho deciso di intraprendere un percorso totalmente diverso da quello che mi ero preposto. Sinceramente, è stato molto difficile cambiare obiettivo ed adattarmi ad un nuovo ambiente. Non mi sarei mai immaginato di diventare quello che sono oggi ed il merito devo anche attribuirlo alla mia famiglia ed a mia moglie, che mi sono stati sempre vicini in questo nuovo percorso di vita.
Ecco, mi piacerebbe creare una figura professionale che aiuti i più giovani a programmare il loro futuro. Un vero e proprio Tutor che lavori in stretta sinergia con gli istituti scolastici e con le istituzioni sportive ed offra agli studenti-atleti momenti di confronto, attraverso seminari o incontri individuali, anche con i rispettivi genitori, per discutere del loro futuro e tracciare insieme strade alternative da intraprendere nel caso in cui il loro sogno svanisca; concludo dicendo che “Lasciare sognare i giovani sportivi è importante, ma è altrettanto importante far conoscere loro il domani e renderli ancora più coscienti e responsabili di come vivere il presente”.

 - Ha delle idee che applicherebbe nei settori giovanili?
Ne avrei a iosa, tuttavia, la prima che mi viene in mente è quella di abolire le classifiche, almeno fino alla categoria allievi (14-16 anni).
Una società sportiva sarà eccellente e beneficerà di premi/indennità se formerà calciatori di buon livello, pronti per i campionati agonistici, e non se sarà la prima classificata in un campionato locale o regionale.
Dovrà essere eliminato il vincolo sportivo: sarà il giovane a scegliere presso quale società tesserarsi e, ciò, in qualunque momento della stagione. Il bambino dovrà pensare primariamente al calcio come un gioco, un momento di svago, un momento per fare amicizia.
Occorrerà cambiare l’idea di fare calcio in ambito giovanile.
Non dovrà esistere la figura dell’Allenatore, bensì solo quella di Educatore e di Istruttore, a seconda della fascia di età del bambino.
Peraltro, non tutti gli attuali “Allenatori” hanno le qualità necessarie per poter svolgere tale funzione educatrice. Un Educatore ed un Istruttore dovrà possedere dunque un know how non indifferente per avere in affidamento la crescita di un bambino.

- E del vincolo sportivo nel mondo dilettantistico cosa ne pensa?
Non capisco perché ancora esista. Numerose pronunce della Giustizia ordinaria lo hanno definito primitivo, incostituzionale ed illegittimo. Peraltro, è stato abolito tra i professionisti, nel lontano ’95, pertanto, per quale motivo chi milita in categorie inferiori deve ancora subire una limitazione della libertà di praticare sport?
Ad ogni modo, non penso sia necessario eliminarlo tout court, si potrebbe ridurre ad un anno, al fine di garantire la regolarità dei campionati, ma l’aspetto più importante sarà quello di attribuire al tesserato, e non più alle società, il potere di scegliere, a fine stagione, se rimanere o meno con quella società.
Da Giudice Sportivo Nazionale della FISE e dall’attività difensiva che ha svolto davanti agli Organi endofederali della FIGC, che interventi correttivi proporrebbe in tema di giustizia?
La Federazione dovrà operare un ulteriore intervento correttivo al proprio Codice di giustizia sportiva. In primis, differenziare le procedure da seguire e le sanzioni da applicare per il mondo professionistico e quello dilettantistico. E’ inconcepibile, infatti, applicare ad uno sportivo dilettante la stessa sanzione pecuniaria che potrebbe applicarsi ad uno professionista… e le ragioni sono ovvie. Considero più opportuna, infatti, adottare nei confronti del dilettante una più lunga squalifica a tempo anziché un’ammenda sproporzionata, in modo da contemperare l’afflittività della sanzione con la sua funzione riabilitativa. La sanzione dell’ammenda, infatti, per la sfera dilettantistica, dovrebbe assumere più un valore simbolico che “speculativo”, in quanto potrebbe incidere sul futuro della persona stessa, al di fuori del contesto sportivo".

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