Taranto e le sue sirene, una leggenda romantica che si perde nel tempo
Il lungomare di Taranto si affaccia su quello conosciuto come il golfo delle sirene: ecco cosa si cela dietro la sua bellezza
Taranto è una città splendida e molto romantica: affacciata su due mari, offre un panorama fantastico ed è una delle località più ricche di storia e di tradizione dell’intera penisola salentina.Le sue origini risalgono molto indietro nel tempo, a quando venne considerata il polo strategico ed economico della Magna Grecia. E da luogo leggendario qual è, Taranto nasconde anche una storia dolceamara in una delle sue attrazioni più affascinanti, le sirene del suo lungomare.Sono molti i turisti che giungono per la prima volta a Taranto e, camminando sulla passeggiata che si affaccia sul suo golfo, rimangono ammaliati dalle splendide statue di sirene che spuntano qua e là, appoggiate agli scogli. Le sculture, ad opera dell’artista contemporaneo Francesco Trani, sono state realizzate in cemento marino affinché possano resistere all’azione erosiva del mare. Ce ne sono diverse, che spuntano dalle acque del mar Ionio e arricchiscono il già splendido panorama del lungomare di Taranto. Una volta che avrete sentito la loro storia, ne rimarrete completamente conquistati.
Si narra che, ai tempi in cui Taranto era la capitale della Magna Grecia, le sirene furono affascinate dalla città e decisero di costruire il loro castello fatato tra le acque che la lambivano. In paese viveva una splendida coppia: lei una ragazza dalla bellezza incredibile, lui un pescatore spesso lontano da casa. A causa della sua assenza, la sua giovane sposa si trovò a cedere all’estenuante corte di un ricco signore locale. In preda al rimorso, confessò tutto al marito, il quale la portò con sé in barca e la spinse in acqua. Le sirene la salvarono e, rimaste incantate dal suo splendore, la incoronarono regina e le diedero il nome di Skuma (Schiuma).Tempo dopo il pescatore, pentito del suo gesto, tornò in barca nel punto in cui credeva che sua moglie fosse annegata e si mise a piangere. Le sirene lo rapirono e lo condussero davanti alla loro regina, che naturalmente lo riconobbe immediatamente. Perdonandolo per il suo comportamento, convinse le sirene a lasciarlo in vita, e queste lo ricondussero a riva. Il pescatore capì l’enorme errore commesso e decise di riconquistare sua moglie. Grazie all’aiuto di una fata, riuscì a sottrarla dal castello delle sirene e a condurla vicino alle acque del golfo di Taranto.
Qui la leggenda si fa confusa, ed esistono due diverse versioni della storia. C’è chi dice che i due giovani innamorati riuscirono a tornare a riva e vissero felici e contenti per il resto dei loro giorni. C’è chi invece narra di una terribile onda che li travolse, trascinando il pescatore al largo assieme alle sirene, e di lui non si ebbero più notizie. Skuma, in preda al dolore, decise di farsi suora e chiudersi in una delle torri del Castello Aragonese, che prese il nome di Torre della Monacella. E le sirene? Di loro non si seppe più nulla, ma rimangono immortali guardiane del golfo di Taranto, dagli scogli su cui riposano eternamente.