L'ALLENATORE, UN UOMO SOLO AL COMANDO!
Di Giuseppe Saladino
Se dovessi fare una riflessione sulla figura dell’allenatore vorrei partire da una breve premessa:
l’allenatore di ieri era colui che si trovava a fare delle scelte (non solo tecnico-tattiche) in
completa autonomia senza nessun tipo di supporto. Era un autodidatta, poco aggiornato e solitamente era additato per le “scomode” decisioni prese, il classico “sergente di ferro”.
Nel tempo questa figura si è evoluta, si è contornata di uno staff di persone capaci e specializzate
(allenatore in seconda,preparatore atletico, mental coach, ecc.) sempre pronte ad insinuare dubbi
e perplessità, o a supportarlo nelle scelte.
L’allenatore ha acquisito molte più competenze rispetto al passato grazie ai corsi allenatori, ai
supporti informatici, attuando un vero e proprio approccio personalizzato nel miglioramento
della performance. Sebbene abbia molte più competenze, oggi l’allenatore deve avere bene in
mente le metodiche di miglioramento della prestazione, capacità comunicative e relazionali ma,
pur dotandosi di staff competenti, di fondo, rimane la sua grande solitudine nell’attuare scelte
decisive. L’allenatore del futuro lo vedo più “aziendalista”, nel senso buono del termine, colui
che condivide le scelte della Società, migliorando il parco giocatori, capitale della società stessa.
Dovrà essere pronto per nuove sfide all’estero acquisendo conoscenze e competenze,
aggiornandosi continuamente. L’allenatore del futuro non dovrà però mai perdere di vista la
base da cui è partito, la passione che è la ragione che lo ha fatto avvicinare al suo sport e non
potrà mai dimenticarsi della condivisione, non solo degli obbiettivi ma anche dei sorrisi, della
gioia del giocare, dello stare insieme, del confronto e dell’apertura all’altro.
“C’era una volta un Uomo, un uomo solo al comando fin da bambino quest’uomo aveva un
sogno da realizzare. Provava emozione nel sentire l’odore dell’erba appena tagliata, il rotolare del pallone per le vie del suo paese, quel pallone che amava talmente tanto persino da stringerlo a se prima di dormire.
Quante soddisfazioni nel vedere la rete della porta gonfiarsi con i suoi goal quante escoriazioni
alle ginocchia quasi fossero cicatrici di guerra ma quanta gioia nei suoi occhi illuminati
dall’ardore di risultato. Sacrifici, delusioni, porte chiuse in faccia ma sempre con la testa alta come quando si colpisce il pallone cammino lungo e faticoso .
Poi questo bambino si è fatto uomo e da giocatore è diventato allenatore, ma da allenatore
quante volte ha sentito quell’obbligo di perseguire il risultato?
Negli anni l’iniziale passione si è trasformata in dovere e quel dovere è diventato insostenibile
pesantezza, sofferenza fino a raggiungere la solitudine.
L’ uomo solo al comando, solo con la sua passione quasi incapace di trasmettere l’emozioni da
sempre provate. Ed allora ecco in lontananza giungere in soccorso la condivisione fatta di sorrisi, di mani tese e di abbracci calorosi :quell’uomo solo si è lasciato catturare dall’entusiasmo dei suoi ragazzi, quell’uomo che primordialmente ha contaminato la sua squadra nell’appassionarsi allo sport, ha trovato in essa la forza di risalire quella stessa squadra lo ha appagato nello spirito ; l’Uomo solo al comando ha ricominciato a sentire l’odore dell’erba così quella sete di risultato, si è
trasformata proprio in condivisione di obiettivi.
La competizione, l’avidità e l’egoismo hanno così lasciato spazio alla condivisione
Condivisione di sorrisi, di gioia, di libertà, di inclusione oltre le barriere e i pregiudizi di una
società che ti vuole per forza campione
Questo il suo obiettivo, L'obiettivo di un uomo che non è più solo che sogna un calcio condiviso
non solo di campioni ma fatto di storie di vita quotidiana, di sogni irrealizzati e tutto questo grazi
alla passione che è diventata condivisione nello sport come nella vita”.
Questo è quello che sarà per me l’allenatore del futuro:
un uomo solo al comando , competente, ma che si appassiona e sa condividere con gioia
la sua professione.
lunedì 27 aprile 2020
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